“Una bella notizia e un bellissimo traguardo per l’Unione Italiana e per tutti gli appartenenti alla CNI, per gli autoctoni istriani che adoperano nella vita di ogni giorno il dialetto Istroveneto quale lingua materna”. Non nasconde la sua soddisfazione la professoressa Suzana Todorović da anni impegnata in ricerche sui dialetti dell’Istria slovena e accanto a Marianna Jelicich Buić collaboratrice dell’UI nell’ iter procedurale che ha portato alla registrazione dell’Istroveneto nel patrimonio culturale immateriale della Slovenia.
“L’ idea della registrazione era partita qualche anno fa proprio dall’ attuale presidente dell’UI, Maurizio Tremul che mi aveva invitata ad occuparmi degli aspetti scientifici della vicenda” ricorda la Todorović stando alla quale la decisione ha un’importante valenza politica “significa che la Slovenia accetta la presenza multiculturale e plurilinguistica, la presenza di istriani di altre origini in questa zona. Ciò conferma che anche gli sloveni per fortuna hanno capito che la popolazione romanza è sempre vissuta in questi luoghi” dichiara la dialettologa che nella formulazione della richiesta si è avvalsa proprio delle ricerche da lei effettuate.
“Nella documentazione inoltrata al Museo etnografico sloveno che è competente per la designazione del patrimonio immateriale andava innanzitutto definito l’ ambito d’ uso dell’ Istroveneto ed in questo contesto mi sono avvalsa di una cartina che ho pubblicato nel 2015 e dove sostenevo che l’ Istroveneto si è sempre parlato a Capodistria, Isola, Pirano e nelle zone circostanti contestando i dialettologi sloveni secondo i quali invece nelle città costiere si è sempre parlato il dialetto “savrino” o quello “risano”.
Tra la documentazione presentata a Lubiana numerosi materiali a conferma che la lingua viene parlata tutt’ oggi, elementi storici sulla classificazione del dialetto, l’elenco delle opere che descrivono la parlata, l’elenco delle associazioni che si occupano della valorizzazione dell’idioma e fino alla descrizione della cultura istroveneta.
“Un lavoro complesso e minuzioso ma ne è valsa la pena” afferma Suzana Todorović e aggiunge “Dopo quasi tre anni io quasi non ci speravo più anche perché da quanto traspare dalle ricerche dei dialettologi sloveni e dall’ultimo Atlante linguistico sloveno a Capodistria, Isola e Pirano gli istriani parlano solo sloveno il che naturalmente non corrisponde né alla verità storica né alla realtà odierna”.
Per la Todorović un grande contributo alla registrazione dell’Istroveneto è stato dato indubbiamente dalle numerose ricerche scientifiche pubblicate negli ultimi anni, dai convegni e tavole rotonde volte alla valorizzazione della parlata locale.
Ora un analogo procedimento sarà inoltrato anche in Croazia.
Lionela Pausin Acquavita