Foto:
Foto:

Conclusione che i consiglieri hanno accolto all’ unanimità dopo un ampio e articolato dibattito caratterizzato pure da interventi radicali e favorevoli ad un distacco completo dall’ UPT. “Abbiamo dimostrato maturità e saggezza e chiediamo con forza e uniti che la gestione dei fondi e l’attuazione dei progetti vengano demandati all’ UI” si è sentito dire. “Una gestione diretta è impossibile senza una modifica della Legge 73/01 che assegna all’ ente morale triestino l’amministrazione dei due terzi dei contributi italiani” ha spiegato il presidente dell’Unione, Tremul ricordando che al momento l’obiettivo prioritario è il rifinanziamento mentre solo successivamente si potrà pensare ad un eventuale percorso legislativo.

La crisi all’ Università popolare di Trieste, come noto ormai da tempo, sta mettendo in serie difficoltà la minoranza italiana e tutte le sue istituzioni. E se da una parte c’è’ soddisfazione per il versamento dei contributi che il MAE, in base alle convenzioni, versa direttamente all’ Unione Italiana dall’ altra espressa preoccupazione per quelli bloccati a Roma a causa delle inadempienze dell’ UPT che evidentemente non riesce a rispettare gli impegni sia nella preparazione della documentazione adeguata che nella realizzazione delle iniziative tanto da registrare debiti pari a 600 mila euro nei confronti dell’ UI, 250 mila all’ EDIT, 118 mila al Dramma Italiano e così via.

Nel corso della seduta oltre che alla nomina dei nuovi Consigli di amministrazione della Casa editrice EDIT di Fiume( Oskar Skerbec, Roberto Bonifacio, Jessica Acquavita, Ana Čuić Tanković, Corrado Ghiraldo) e del Centro di ricerche storiche di Rovigno ( Daniele Suman e Roberta Vincoletto) l’Assemblea ha accolto il Piano finanziario 2019; più che un piano vero e proprio si tratta di una previsione vista ancora l’incertezza sugli importi dei contributi che arriveranno da Roma, Zagabria, Lubiana e Regioni Istriana, Veneto e Friuli-Venezia Giulia. La programmazione che si basa su entrate pari a 5 milioni e 400 mila euro ed include anche i mezzi FVG che nel 2018 sono stati messi a bando per tramite dell’Università popolare di Trieste.

Di Lionella Pausin Acquavita