Presidenti delle Comunità degli italiani stupiti ed anche amareggiati dalla posizione assunta dal MAE. La stragrande maggioranza di quelli che abbiamo sentito telefonicamente reputa ingiusta e penalizzante la decisione sulla restituzione dei mezzi che derivano da risparmi e da un oculato impiego delle risorse che contraddistingue l’Unione italiana, ma anche tutte le istituzioni della CNI.
“Confronto schietto, aperto e diretto andato avanti per più di tre ore nel corso delle quali oltre che del Fondo di promozione e valorizzazione destinati ai sodalizi si è parlato in primo luogo dell’atteggiamento dell’Italia nei nostri riguardi” ci ha raccontato il presidente della Giunta esecutiva Marin Corva che è responsabile del settore per i rapporti con le Comunità degli Italiani. “C’è stata una condivisione trasversale e unanime dell’atteggiamento adottato finora dai vertici UI e dunque sono state sostenute le richieste che abbiamo indirizzato al MAE ovvero al sottosegretario Scalfarotto e al direttore generale Celeste” ha affermato Corva riassumendo l’atmosfera della seduta dell’Attivo Consultivo che si è svolta a porte chiuse a causa dell’emergenza epidemiologica che sta peggiorando nella Regione Litoraneo montana e in quella istriana.
Un dibattito che, da quanto siamo riusciti a percepire dai racconti dei presenti, ha fatto emergere tristezza, ammarezza, sconcerto per la condotta che la Madrepatria ha nei confronti della sua unica minoranza autoctona all’estero; minoranza che sembra essere punita solo perché - nell’attuazione dei progetti e nello svolgimento di attività volte alla salvaguardia della lingua e cultura italiana- riesce a dimostrare virtuosità e competenza nella gestione delle risorse che le vengono assegnate.
Ricordiamo che parte dei 700 mila euro che ritorneranno nelle casse dell’erario deriva, 270 mila circa, da risparmi accumulati nel corso degli anni e che sarebbero dovuti venir ridestinati per progetti quali l’asilo di Fiume, il restauro del Palazzo dei Nobili di Capodistria, l’elementare di Cittanova e le comunità di Salvore e Castelvenere. L’altra parte invece - 450 mila euro - è quelli relativa alla riduzione del Fondo di riserva che è stato portato dagli attuali 700 mila a 250 mila. Un Fondo bancario che serviva a garantire liquidità e ad anticipare- previo consenso del finanziatore – contributi per il funzionamento di enti ed istituzioni in attesa del tradizionalmente lento stanziamento dei fondi da parte di Roma.
Percepibile la preoccupazione tra alcuni presidenti CI del buiese, parentino e fiumano - che abbiamo sentito in mattinata - che sperano il non ripetersi più della situazione verificatasi nel 2018 quando diversi sodalizi per mancanza di fondi di gestione erano a rischio chiusura. In tanti inoltre affermano “l’Unione Italiana – purtroppo- gestisce solo una minima parte dei contributi che ci sono assegnati dall’Italia, mentre più dei due terzi vengono invece amministrati dall’Università popolare di Trieste che speriamo riesca a far fronte alle nostre reali richieste, necessità ed esigenze”.
“Se questo è l’atteggiamento dell’Italia nei nostri confronti allora siamo veramente molto preoccupati” ci ha dichiarato il responsabile di un sodalizio storico che senza mezzi termini ha aggiunto “siamo delusi e forse sarebbe la volta buona che ci dicessero se ci vogliono o non ci vogliono perché così non e’ più possibile andare avanti”.
Lionella Pausin Acquavita