Il presidente dell’Unione italiana, Maurizio Tremul torna ad affrontare la questione del coordinatore dell’UI con sede a Capodistria scaturita dalla volontà di modifica del regolamento di procedura dell’Assemblea espressa da 12 consiglieri. In un appello rivolto ai responsabili e soci delle comunità di provenienza dei dodici firmatari, Tremul ricorda il difficile percorso che dopo 7 anni di negoziati portò, nell’estate del 1998, alla registrazione dell’Unione italiana in Slovenia. “Obiettivo prioritario il mantenimento dell’unitarietà sia di popolo che organizzativa”, si legge nel testo in cui si rileva che “oggi l’UI ha due bracci operativi: la storica sede di Fiume e la sede di Capodistria, ma ha un’unica testa, l’Assemblea, e un unico cuore: tutti noi”.
Il presidente UI, tra le altre cose, evidenzia il tentativo di sovvertire un impianto che ha funzionato e che funziona e invita i connazionali a non permettere un ribaltamento dell’UI, operato a suo dire da pochi individui nel segreto delle stanze del potere tra Muggia e Fiume. Oltre che del pericolo per l’unitarietà, Tremul parla di recessione nell’ambito della partecipazione democratica della CNI alla gestione dell’UI tutta che de facto risulterà in una definitiva divisione del corpo minoritario. Una considerazione che il presidente dell’Unione italiana ha rilevato pure nella dichiarazione che ci ha rilasciato. “Abbiamo costituito l’UI a Capodistria proprio per dare rappresentatività unitaria all’Unione italiana nei due stati. Abbiamo fatto in modo che i due presidenti di UI a Fiume, rappresentino anche l’Unione italiana di Capodistria per mantenere un'unitarietà nelle persone, nelle istituzioni e far sì che i rappresentanti dell’Unione possano avere diritto di rappresentanza nei due stati. Sovvertire questo sistema, togliere il diritto di voto diretto per la funzione di coordinatore a tutti gli italiani di Croazia e di Slovenia, quando tutti i nostri connazionali hanno votato per i due presidenti dell’UI a Fiume, significa togliere un diritto acquisito, significa tornare indietro al sistema delegatario, significa avere una pletora di presidenti, altri che rappresenteranno l’Unione italiana in Slovenia e non saranno gli attuali ripresentanti dell’UI in quanto tale; significa spaccare definitivamente l’Unione italiana, significa arrivare ad avere due Comunità nazionali: una grossa e ben organizzata in Croazia, una piccola e molto debole in Slovenia. Io mi appello ai connazionali e all’Assemblea dell’UI affinché valuti bene questa questione perché questo sistema che abbiamo in atto non è contro legge bensì è conforme alla legge e possiamo benissimo continuare a mantenere questo sistema per cui tutti quelli che sono andati a votare il 26 giugno sapevano che votando per il presidente dell’Unione votavano anche per il coordinatore dell’Unione italiana di Capodistria”.
Lionella Pausin Acquavita