Intervenuto in rappresentanza del Consiglio, Branimir Štrukelj è tornato a ricordare ancora una volta le ragioni che hanno indotto la Camera alta a votare contro la legge e decretare il veto sospensivo. “Una normativa carente che apre una serie di dilemmi e questioni sistematiche”, ha affermato Štrukelj elencando le osservazioni presentate nei giorni scorsi e in sintesi contrarie all’introduzione della conoscenza linguistica a livello di lingua materna per i docenti delle scuole della CNI. “La certificazione C1 che conferma, così come in tutta Europa, l’ottima conoscenza di una lingua straniera, garantisce un buon livello d’insegnamento per le scuole della minoranza”, ha detto ancora l’esponente del Consiglio di Stato. “Garantisce la conoscenza di una lingua straniera ma l’italiano non lo è essendo lingua paritetica nei territori nazionalmente misti”, ha risposto il deputato al seggio specifico, Felice Žiža - che in qualità di proponente - ha respinto punto per punto le considerazioni critiche, ricordando che le modifiche sono il frutto di un lungo lavoro portato avanti con le scuole e altre istituzioni del settore e con il competente ministro, Simona Kustec. Prima del voto, che con nove membri a favore e cinque contrari ha confermato la validità della normativa, alcuni membri della Comitato hanno lamentato l’assenza dei rappresentanti del Ministero all’Istruzione che – ricordiamo - nei precedenti dibattiti avevano espresso posizione sfavorevole ai cambiamenti. La legge tornerà ora sui banchi della Camera di Stato dove per l’approvazione serviranno 46 consensi. Alla seduta del 13 gennaio scorso aveva ottenuto 44 sì mentre erano 33 voti contrari.
Lionella Pasusin Acquavita