Foto: Tommaso Razzolini
Foto: Tommaso Razzolini

“Ho appreso, grazie alla stampa locale, che 38 targhe indicanti gli odomini in lingua italiana o istro-veneta presenti nel Comune di Capodistria dovranno essere rimosse", come richiesto dall'ispettorato per la cultura e i media, dice ai nostri microfoni il consigliere regionale Tommaso Razzolini del gruppo consiliare Fratelli d’Italia-Giorgia Meloni, segretario della Commissione Cultura del Consiglio della Regione Veneto. Il consigliere prosegue esprimendo quella che è la sua principale preoccupazione: ”Questo gesto di cancellare i nomi italiani e istro-veneti non può che andare nella direzione del revisionismo storico, considerando che questi nomi risalgono alla cosiddetta “lista Martissa” del 1884, entrata in vigore nel 1905 durante l’Impero Austro-Ungarico”, in un periodo precedente alle vicende del Novecento che aprono questioni di altro tipo.

Spiega di aver scritto al vicesindaco della Comunità Nazionale Italiana di Capodistria Mario Steffé, "invitandolo in Consiglio Regionale del Veneto per avviare, quanto prima, un confronto costruttivo su quanto accaduto, considerando che lo stesso Comune di Capodistria ha espresso il suo sconcerto per quanto deciso da Lubiana".

D'altronde secondo lui tutti sanno "che fino al 1945 la presenza Italiana e Veneta in quella terra era quasi assoluta" e per rafforzare questa conoscenza Razzolini ritiene necessario implementare la presenza della cultura veneta nelle terre istriane, come d'altronde da anni sta cercando di fare la Regione Veneto con la Legge Beggiato, che "stanzia contributi per progetti sulla storia del patrimonio culturale risalente alla Repubblica Serenissima di Venezia".

“Credo che le targhe in questione rappresentino il patrimonio storico locale e dunque debbano essere valorizzate e non cancellate", conclude con la speranza che "in vista anche dell’importante riconoscimento di Capitale Europea della Cultura 2025 che vede proprio Nova Gorica e Gorizia parlare di cultura fra i due Paesi confinanti, non si continui a parlare di revisionismo storico e si possa avviare un dialogo costruttivo tra i Ministeri della Cultura italiano e sloveno”.

Barbara Costamagna