"La storia è una modificazione costante delle idee che avevamo sul passato", ha esordito così Paolo Mieli raccontando di come lui cerchi di qualificare la saldezza delle sue convinzioni leggendo, ascoltando, guardando chi ha opinioni diverse. "Se cambio, modifico il mio pensiero, sono contento", ha spiegato dando poi modo ai tre giovani incaricati ad interloquire con lui- Gabriele Steffé, Caterina Napolitano e Giuseppe Pellegrini- ad avviare la serie di domande che hanno toccato la storia di queste nostre terre. "La lunga odissea dell'Istria, per 800 anni sotto Venezia inizia proprio con la caduta di quest' ultima" ha detto Mieli che toccando l'impero austroungarico, la nascita degli stati nazionali e arrivando alla Prima guerra mondiale, al ventennio fascista e quindi al Secondo conflitto e al dopoguerra.
"Tragedia che investì l'Europa intera ma particolare -perché doppia- in Istria: colpita in tempo di guerra e anche in tempo di pace", ha detto il giornalista aggiungendo che lo scontro tra diverse verità su quanto accaduto portò nuove violenze: foibe, esodo, sofferenze e una divisione dell'animo. Conseguenze drammatiche per l'Istria che non si registrarono in altre aree. "Neanche Osimo - che ha portato rasserenamento- ha chiuso del tutto la questione del raccontare la storia", ha affermato Mieli sostenendo che si vive ora una fase di decantazione, ma bisogna stare allerti perché - ce lo insegnano i conflitti attualmente in corso- la brace cova sotto la cenere. "A volte basta un film, un libro, una dichiarazione a creare nervosismo" ha detto e parlando del suo ultimo libro "Fiamme del passato" ha spiegato che tratta del conflitto in Ucraina e quello di Israele ma con al centro una serie di momenti storici che ci aiutano a capire cosa sta candendo. "Sono convinto che senza conoscere il passato non si possa comprendere il presente", ha detto Mieli al numeroso pubblico presente a Palazzo Manzioli, pubblico che ha apprezzato la sua dichiarazione sulla volontà di venire a vivere in Istria.
In prima fila i sindaci di Isola e Capodistria Milan Bogatić e Aleš Bržan che assieme al sindaco di Trieste Roberto Dipiazza hanno avuto un breve intervento iniziale. Presenti pure i primi cittadini di Ancarano, Muggia, Duino-Aurisina e Monrupino, Gregor Strmčnik, Paolo Polidori, Igor Gabrovec e Tanja Kosmina nonché diversi vicesindaci del Buiese. A rappresentare la Comunità nazionale italiana c' erano il presidente della CAN Costiera, Alberto Scheriani, il deputato italiano al Parlamento di Lubiana, Felice Žiža e il presidente dell'Unione italiana Maurizio Tremul. Tra gli ospiti pure Paolo Rovis dell'Università popolare di Trieste, il console generale d' Italia a Capodistria, Giovanni Coviello e l'ambasciatore d' Italia a Lubiana Giuseppe Cavagna. Quest' ultimo ha ricordato i 70 anni del Consolato generale d' Italia a Capodistria, impegnato nei primi anni proprio nella supervisione delle norme del Memorandum d' intesa. "La presenza questa sera dei sindaci di tutta l'area è segno tangibile dell'unità di queste terre e conferma che il confine non è divisione ma condivisione", ha detto Cavagna. Della stessa opinione pure Michele Fatigato, presidente della "Dante" che sottolineando la capacità di resistenza della CNI ha rivendicato la creazione di una nuova idea di confine "non più muro ma alveo poroso, intreccio di idee, relazioni, scambi culturali e amicizia".
(lpa)