Gli esuli fiumani sono stati tra i primi ad allacciare ufficialmente i rapporti non soltanto con le istituzioni della minoranza italiana, ma anche con le autorità locali, per giungere al superamento delle barriere del passato. In ambito culturale negli anni Novanta la Società di Studi Fiumani è stata la prima sigla della diaspora a intrattenere proficui rapporti di collaborazione con istituzioni universitarie ed accademiche quarnerine. Ora si punta a proseguire con il percorso di riavvicinamento e di cooperazione tra le associazioni degli esuli e quelle dei rimasti, per contribuire alla tutela dell'identità italiana nell'Adriatico orientale. In questo contesto s'inserisce l'evento dal titolo "Ricomporre la Fiumanità, una sfida per il futuro", svoltosi a Roma nella prestigiosa sede della Camera dei deputati. A introdurre l'incontro è stato l'On. Simone Billi. Il presidente dell'Associazione fiumani italiani nel mondo-Libero comune di Fiume in esilio, Franco Papetti, è entrato nel vivo dell'argomento parlando dei motivi che sono alla base del ritorno culturale degli esuli in riva al Quarnero. L'obiettivo è una ricomposizione nel nome dei padri, ma anche dei nipoti. La presidente della Comunità degli Italiani di Fiume, Melita Sciucca, ha parlato della cultura dell'accoglienza e ha sottolineato gli sforzi profusi per fare sì che la popolazione recepisca l'importanza del ruolo storico degli italiani nel capoluogo quarnerino. Rosanna Turcinovich Giuricin, direttrice del periodico "La Voce di Fiume" si è soffermata in particolare sui progetti per il futuro e sul ruolo della letteratura come collante della Fiumanità.
Dario Saftich/La Voce del Popolo