Gli appartenenti alla Comunità nazionale italiana di Croazia e Slovenia chiamati, l’8 luglio prossimo, a rinnovare i vertici dell’Unione Italiana. E se Maurizio Tremul è candidato unico alla presidenza UI, per la Giunta esecutiva concorrono Marin Corva e Sandro Damiani. Ecco come si presenta Sandro Damiani nell’ intervista realizzata da Lionella Pausin Acquavita
La pessima situazione in cui versa tutta la Comunità nazionale italiana. Il fatto che sotto il profilo culturale siamo totalmente assenti. Abbiamo una presenza di nicchia con il Centro di Ricerche storiche di Rovigno ma per il resto, da alcuni anni, l’EDIT non è in grado di pubblicare libri, opere di autori nostri e non nostri, non ha una sua rete di vendita in Italia, non ha una rete di rapporti. Il Dramma Italiano è quello che è: una compagnia italiana non gestita- se non a sprazzi -da noi. Niente. Siamo assenti del tutto. Si va avanti con un po’ di folklore, con una politica del “do ut des” per cui presidenti di Comunità ed attivisti dicono, e me lo raccontano a quattr’occhi, di sentirsi ricattati. Così non si fa politica, non si può far crescere la nostra minoranza bensì la si può, unicamente, far sparire.
A che cosa si riferisce concretamente?
Questa sparizione la si vede soprattutto qui a Fiume dove per esempio al Liceo abbiamo sì cento studenti- contro la settantina di quando lo frequentavo io - ma ora parlano il croato. Nessuno parla l’Italiano. Frequentando il Liceo ancora vengono qua in Circolo a fare un po’ di attività ma una volta terminato gli studi non li vedi più. Saremo una comunità di alloglotti e non si fa niente per impedirlo. Mio padre si è dannato cinquant’ anni per la crescita della minoranza italiana, alla fine si è arreso. “Non siamo portati a vivere più a lungo” diceva. Quindi questi sono i motivi che mi hanno indotto a candidarmi. Soprattutto le lamentele che non sono fuochi di paglia ma denunciano una situazione che è di scollamento generale. Per esempio importanti Comunità degli Italiani come Rovigno e Pola ed in parte anche Fiume non ne vogliono sapere o quanto meno sono molto molto critiche nei confronti dei vertici UI e questo è molto preoccupante. Non possiamo permettercelo.
Se questa è la realtà lei come intende affrontarla?
Innanzitutto ascoltando la realtà. Devo sentire le esigenze, cosa si vuole per vivere e per crescere. Se i responsabili delle CI e quelli delle istituzioni vogliono dieci lire, gli si danno undici. Non sei o sette e poi li si tiene a guinzaglio. Questa è la politica che l’Unione Italiana sta facendo da alcuni anni e che ha fatto allontanare tanti connazionali. Molti di loro erano presenti e partecipi fintanto che lavoravano all' interno delle nostre strutture di lavoro a Capodistria, Fiume o Pola. Una volta andati in pensione non ne vogliono più sapere. Anch’io sono stato assente per molto tempo e sono ritornato a Fiume tre anni fa perché mio padre stava male e a quel punto mi son fermato qui. Però la situazione è preoccupante; preoccupa anche il fatto che ad ogni passo e ovunque si vada da Roma a Trieste, da Udine all' Istria si senta parlare male di noi e non in termini sciovinistici; male perché stiamo facendo la figura dei pitocchi cioè di quelli che chiedono soldi e questi soldi non sanno spenderli, nel senso che li spendono male.
Ci sembra che il suo programma sia concentrato molto su Dramma, EDIT ed in genere sulla realtà fiumana.
Quella di Fiume è una delle poche, se non l’unica, Comunità degli Italiani che non ha una propria sede. Vediamo se possiamo acquistarla. Palazzo Modello è legato all’ italianità fiumana e chi non è nostro simpatizzante difficilmente lo permetterà. Ma vediamo che cosa si può fare, come risolvere la questione. Non mi sembra che il problema sia stato affrontato di petto. Tuttalpiù si sono chiesti degli sconti sull’affitto ma non abbiamo mai posto la questione nei termini del “me lo vuoi vendere? Quanto vuoi?”. Le domande vanno poste bene e le risposte devono essere chiare. Tralasciando Fiume, io ho parlato poco della problematica di tante altre nostre comunità in Istria perché non conosco quella realtà così bene da avere le soluzioni a tutti i quesiti. Fatemi incontrare con gli attivisti e con i presidenti delle CI e sentire le loro esigenze. Se eletto, oltre che da una Giunta valida mi circonderò da collaboratori esterni, consulenti validi che rappresentino al massimo la realtà territoriale anche perché è chiaro che un connazionale di Pisino o Montona può sentire un problema che io -invece- non percepisco come tale. Inutile che mi si dica “cosa vuoi che sia il tuo mal di denti io ho il cancro” anche perché “mi dispiace per il tuo cancro ma a me fa più male il mio mal di denti”. Dunque farsi circondare da gente che sa lavorare, che vuole lavorare e non mettersi nella posizione del Messia, del faccio tutto io, lo faccio da sempre e lo farò per sempre.
Rapporti con gli altri enti ed istituzioni?
Non ho capito che cosa è successo ultimamente nei rapporti tra l’Unione Italiana e l’Università popolare di Trieste. Chi ha buona memoria, ricorderà che quand’ ero direttore del Dramma Italiano mi sono spesso scontrato con le posizioni dell’Ente morale triestino; a volte per semplice incomprensione, altre proprio perché non digerivo certi irrigidimenti dell’UPT. Però se nei rapporti con noi l’UPT ha una ragione d’essere perché così vuole la casa madre, così vuole Roma, allora questi rapporti ci devono essere. Devono essere chiari ed essere in funzione della minoranza italiana. I litigi ai vertici o alla base non devono assolutamente influire su quello che è il funzionamento del tutto. Mi sembra che qui ci sia stato anche un discorso personale, una questione di volontà egemonica del “fas tut mi fas tut mi”. No, qua bisogna lavorare assieme, bisogna trovare il punto di concordia per continuare a costruire.
Se vince Lei- ha affermato- non ci potrà essere collaborazione con Tremul.
Lui dovrebbe dimettersi visto che si presenta in coppia con il candidato che è mio avversario per la presidenza della Giunta. A questo punto, mi chiedo, come si fa a lavorare assieme? Io non mi fido. Poi potremo andare a giocare a carte, a prenderci un caffè, ma le sue dimissioni sono necessarie. Se no che cosa gli faccio fare? Il burattino? Quello che stringe le mani agli incontri ufficiali? Perché il presidente UI altre competenze non ha. Non ha il controllo della cassa, non ha il controllo della politica culturale e oltretutto se è in disaccordo con me come fa a rappresentarmi? Questi strani matrimoni che si fanno in alcuni tipi di democrazie parlamentari sono una farsa. Che cosa c’entra il leader di centro destra con il presidente di quella stessa Repubblica parlamentare che è di tutt’altra pasta? Non possono stare insieme. Non può funzionare quello stato. Lo vediamo in Croazia, lo vedremo tra poco in Italia.
Ha definito queste elezioni come atipiche. Perché?
Perché l’affluenza è scarsissima. Alcune Comunità non si sono neanche presentate mentre altre si sono presentate con il numero di candidati pari ai seggi assegnati in Assemblea. Cosa da Bulgaria pseudo socialista. Si presentano addirittura liste civetta come nel caso di Pola che però ha fatto rientrare il pericolo della mancata partecipazione di un sodalizio importante come quello polese. Io sono contento che Pola ci sia perché l’Unione Italiana non può esistere senza Pola, senza Rovigno o senza Fiume che ci sarà a metà perché non si capisce bene cosa vogliono fare i fiumani. Di quale minoranza, di cosa stiamo parlando? Boh, parliamo di minoranza regionale perché una minoranza nazionale deve comprendere tutti. Poi non dimentichiamo Zara con gente improbabile con la fedina penale poco pulita che vuole prendere in mano la Comunità e che trova ascolto in Unione Italiana. Ma vogliamo scherzare? Qui siamo al collasso. Quando mi si viene a dire che siamo all’ ultima spiaggia mi vien da pensare che sicuramente siamo dalle parti della battigia.
Perché l’8 luglio prossimo gli elettori dovrebbero scegliere Sandro Damiani?
Perché esprimo la volontà di cambiamento. Lo farò capire meglio nei prossimi giorni incontrandomi con gli elettori anche se- francamente- non ci vuole tanto avendo una controparte che è al potere da 27 anni. Il mio controcandidato, Marin Corva è stato promosso fittiziamente a segretario della Giunta esecutiva. Cosa significa? Portaborse? Tirapiedi? Lui è sulla linea di Tremul, è il suo figlioccio e eseguirà quanto Tremul- ventriloquo gli suggerirà di fare. Quindi Sandro Damiani che opererà per impedire la scomparsa della nostra minoranza rappresenta, senza rischi e pericoli, il cambiamento.
Di Lionella Pausin Acquavita