I tre decessi registrati a Spalato, Zagabria e Dubrovnik/Ragusa parlano di persone anziane- rispettivamente 98, 73 e 74 anni- che avevano malattie croniche precedenti. Nei 51 giorni di epidemia in Croazia sono morte complessivamente 34 persone. “Un numero alto perché ogni perdita di una vita umana è una sconfitta tuttavia accettabile“ dicono gli esperti soprattutto analizzando la proporzione tra numero di ammalati e vittime che in Croazia è al disotto del 2 per cento mentre ad esempio in Austria lo è del 2,7, in Spagna del 10,5 ed in Italia quasi del 13 per cento. Come affermato dal ministro alla sanità Vili Beroš questo dimostra che “il sistema sanitario sta funzionando bene e riesce a mantenere il controllo della situazione”. Beroš, che in Parlamento invece ha dovuto difendere le modifiche alla Legge sulla tutela della popolazione dalle malattie infettive e nella quale è stato introdotto pure il Covid 19. “ Le modifiche fanno riferimento a una situazione in corso e sono applicate ad un contesto attuale” la risposta del ministro alle critiche dell’ opposizione sulla retroattività dei decreti. Opposizione che con i socialdemocratici in testa ha richiesto che le competenze assegnate all’Unità di crisi nazionale siano date al governo. Per gli esponenti dell’essedipi si sta vivendo una situazione di semi legalità: cercando di convalidare le misure che limitano i diritti e le libertà dei cittadini introdotte da un organismo – l’Unità di crisi- che invece dovrebbe essere solo il braccio operativo del Governo e dunque applicare le decisioni prese dall’ esecutivo o dal Parlamento.
Lionella Pausin Acquavita