Il Recovery fund rappresenta un'opportunità enorme, forse irripetibile, di rilancio per la Croazia. Nei prossimi dieci anni Zagabria avrà a disposizione 24,4 miliardi di euro, di fatto più di qualsiasi altro Paese dell'Unione europea tenendo conto del numero di abitanti, come ama sottolineare il premier Andrej Plenković. Il governo scommette soprattutto sulla digitalizzazione e sugli investimenti nelle infrastrutture per ridare fiato a un Paese prostrato dalla pandemia. Naturalmente un occhio di riguardo è riservato anche alle esigenze sociali. Ma non tutti sono d'accordo sulle priorità fissate dall'Esecutivo. Il Parlamento ha approvato con soli 76 voti, ovvero con una maggioranza estremamente risicata, l'informazione sul riassunto del Piano di ripresa e resilienza fino al 2026, che prevede progetti per un importo complessivo di oltre 49 miliardi di kune. Si tratta d'investimenti che vanno realizzati fino alla fine di agosto del 2026. L'opposizione sia di destra che di sinistra ha espresso il timore che i fondi finiscano sparpagliati in mille rivoli e che i progetti infrastrutturali non siano sempre i più indicati per rilanciare il Paese. Ancora più critici molti economisti e imprenditori che chiedono che i fondi del Recovery fund vengano utilizzati innanzitutto per sostenere il settore privato dell'economia e quanti sono stati colpiti finanziariamente dalle misure anti-epidemiche. Inoltre, gli imprenditori temono che le riforme che dovrebbero accompagnare l'arrivo dei fondi da Bruxelles, in particolare quelle dell'amministrazione e della giustizia, rimangano lettera morta. Le opportunità quindi sulla carta ci sono, ma i dubbi non mancano: del resto questo è un copione presente anche in altri Paesi. Per tutto il sistema Europa la sfida è di quelle da far tremare i polsi.
Dario Saftich/La Voce del popolo