Fa discutere il caso dell’appello sottoscritto da una trentina di medici ed epidemiologi tra cui cinque membri del Consiglio scientifico anti-epidemia, che successivamente sarebbero stati espulsi dall’ organismo. Infatti, pronta la smentita del governo che non si risparmia però le critiche del mondo scientifico che difende il ruolo e l’autonomia degli esperti. Ricordiamo che questi in una lettera aperta hanno rigettato qualsiasi responsabilità inerente allo scoppio della seconda ondata pandemica e in pratica accusano le autorità di aver sottovalutato i consigli del settore competente. “Andavano adottate subito misure più rigorose” si rileva nell’appello che segnala pure la poca trasparenza nel fornire le esatte informazioni sulla diffusione dell’epidemia e tra queste, ad esempio, la non inclusione nel numero dei decessi giornalieri di quelli avvenuti fuori dalle strutture ospedaliere. “In condizione di alta diffusione del virus va elevato il numero dei test in modo da diminuire l’incidenza e portarla attorno al 5 e non all’ attuale 30 per cento” dicono i firmatari della lettera che sostengono l’ introduzione del cosiddetto sistema a semaforo ed un approccio selettivo, regionale – basato su parametri concreti- per l’ applicazione delle misure in modo da spronare, stimolare la popolazione locale a comportarsi con responsabilità e prevenire l’ espansione del virus. “L’ esecutivo e le strutture adeguate stanno gestendo bene la crisi” la risposta che arriva dal governo che come detto smentisce l’ esonero dei 5 esperti dal Consiglio scientifico ma fa capire che non ci può essere fiducia tra quanti un giorno accolgono decisioni all’ interno dell’ organismo e il secondo sottoscrivono un appello contrario a quelle decisioni.
(lpa)