“La pressione dei migranti è in aumento, ma la situazione è sotto controllo”, afferma il ministro degli Interni, Davor Božinović, e assicura: “Non diventeremo un hotspot”. Una risposta indiretta ma indirizzata, a quanto sembra, alla Slovenia, dove ultimamente è stata sollevata con veemenza la questione del crescente numero di attraversamenti illegali delle frontiere e dove si sta facendo strada, specie nell’opinione pubblica, l’idea della reintroduzione di controlli ai confini; idea però smentita dai responsabili del Ministero degli Esteri di Lubiana. “È questa una possibilità acconsentita da Schengen, ma che per il momento non è all’ordine del giorno”, hanno detto a Lubiana dove, comunque, si rileva l’alto numero di passaggi illegali con il fermo, dall’inizio dell’anno in qua, di oltre 32.000 profughi. “Si tratta di un processo globale che interessa tutti i paesi, vediamo quanto sta succedendo in Italia”, ha ricordato il ministro degli Interni croato che ha confermato un incremento del 160% di afflussi alle frontiere croate e sulla cosiddetta rotta Balcanica. “Siamo in contatto con gli altri stati europei e con i responsabili UE, la situazione è monitorata costantemente ed eventuali misure saranno prese di comune accordo”, ha detto Božinović aggiungendo che Zagabria sta rispettando tutti gli impegni e le responsabilità dettate dalle normative internazionali e nazionali. “Il controllo delle frontiere e dell’immigrazione si basa su un approccio coordinato e flessibile tra le forze di polizia europee, ma anche su alcune nuove soluzioni come la costruzione di centri di accoglienza e registrazione dei nuovi arrivi”, ha affermato ancora il ministro degli Interni croato lasciando intendere che uno di questi potrebbe sorgere a Karlovac.
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