Questa volta i sondaggi hanno fatto fiasco come mai finora. Alla fine non c'è stata alcuna parità o quasi tra i due grandi. I 22 mandati di scarto a favore dell'HDZ, anzi 25 grazie a tutti e tre della diaspora conquistati tra i croati della Bosnia Erzegovina, hanno sorpreso praticamente tutti.
Su dieci collegi elettorali, ciascuno dei quali assegna 14 seggi, l'HDZ è prevalso in otto mentre la coalizione guidata dall'SDP ha vinto agevolmente nella solita Istria e Fiume e con sei seggi anche nel Nord-Ovest. Brucia la sconfitta a Zagabria dove la spaccatura a sinistra ha regalato il primato all'HDZ.
Per il resto, dalla Slavonia alla Dalmazia non c'è stata una vera battaglia. In tutto sono sei le altre liste che sono riuscite a superare lo sbarramento almeno in uno dei collegi: il Movimento patriottico di Miroslav Škoro ha avuto i suoi 16 seggi ma l'ottimo risultato dell'HDZ diminuisce le chances di questo raggruppamento della destra radicale di dettare legge a Plenković.
Ci sono i conservatori di Most, Ponte delle liste indipendenti, che a loro volta hanno beffato i sondaggi conquistando 8 seggi, comunque meno rispetto a cinque e quattro anni fa quando, come forza esordiente, erano anche riusciti a farsi includere per un po' di tempo nel governo.
Erano attesi alla prova e non hanno deluso i sei partiti della sinistra alternativa, uniti nella piattaforma Možemo che hanno coronato anni di attivismo civico con sette seggi in parlamento ed ora puntano alla conquista di Zagabria alle amministrative dell'anno prossimo.
Buon risultato con tre seggi anche per il blocco liberal-centrista che porta in parlamento anche Dalija Orešković, diventata popolare quando era presidente della commissione anticorruzione, invisa all'HDZ, e infine un seggio a testa per i riformisti dell'ex ministro dell'economia Radimir Čačić e per il Partito popolare, partner dell'HDZ nell'attuale governo e che secondo i pronostici doveva scomparire dal parlamento.
Non riescono ad evitare tale sorte gli anarchici di Živi zid e il partito del sempre più contestato sindaco della capitale Milan Bandić, collezionista di gettoncini, vale a dire transfughi politici sui quali si è retta la maggioranza di governo di Plenković. Mentre il giovane leader dell'SDP Davor Bernardić, si dice pronto a lasciare le redini del partito, se ne discuterà già stamani in sede di presidenza, Plenković rivolgendosi ieri notte ai suoi, ha detto tra l'altro che bisognerà lavorare al rafforzamento dei diritti minoritari.
Proprio le minoranze potrebbero adesso essere il partner privilegiato nella trattativa politica. Plenković farebbe infatti volentieri a meno di Škoro che vorrebbe piu' di tutto detronizzarlo, anche con Most che ha già cacciato in malo modo dal governo il dialogo sarebbe difficile. Il patto con le minoranze e probabilmente con riformisti e popolari darebbe a Plenković 76 seggi, ossia la maggioranza assoluta esatta.
Boris Mitar