A Sebenicco è morto un novantenne, a Zagabria invece un uomo di 46 anni che non aveva malattie pregresse. Complessivamente sono 18 le vittime e al momento mille 282 le persone contagiate. Aumentano gli infetti nell’area meridionale della Dalmazia mentre nella Regione istriana, si registra un nuovo caso.
Regione istriana che è riuscita – almeno con il coronavirus - a farsi riconoscere una qualche specificità. Prima ad aver introdotto misure restrittive, quando le altre aree del paese non ci pensavano adesso, è la prima ad aver ottenuto il consenso di Zagabria per rendere libera la circolazione della cittadinanza a livello di vecchie aree comunali: per intenderci quelle esistenti nell’ex Jugoslavia e nei primi anni del nuovo stato croato. Il che significa che viene a cadere il divieto di abbandonare il proprio comune di residenza e ora sono 7 le cosiddette grandi zone entro le quali si può circolare senza certificati o permessi: albonese, polese, parentino, pisinese, rovignese, pinguentino e l’ area dell’ ex buiese. In quest'ultima, la decisione diventerà operativa dopo Pasqua, nelle altre invece da subito. “Rimane valido e più fermo che mai l’avvertimento di rimanere a casa, di non uscire senza reali urgenze o necessità” il richiamo dell’Unità di crisi regionale. “L’allargamento delle aree di circolazione – sottoscritto dai sindaci delle 41 municipalità- è stato richiesto per facilitare gli spostamenti di quanti si recano al lavoro, hanno vigneti o uliveti nel comune vicino o devono sbrigare urgenti pratiche negli uffici che hanno sede nelle cittadine maggiori e non certamente per recarsi in spiaggia” è stato detto a Pola dove dopo l’ iniziale informazione su nessun nuovo contagio e’ arrivata la notizia di un infetto: la persona viaggiava nel pullman che ieri ha rimpatriato cittadini croati dal Tirolo. Si è in attesa dei risultati di una sessantina di test hanno fatto sapere ancora a Pola, dove è stato ricordato per l’ennesima volta che “non c’è spazio alla distensione, la soluzione è ancora lontana perciò lo stato di allerta rimane alto e anche la disciplina dei cittadini lo deve essere”.
Lionella Pausin Acquavita