Giovedì scorso il presidente croato, Zoran Milanović, aveva dichiarato che esistono vari tipi di genocidio, collocando quello di Srebrenica del luglio 1995 in cui vennero sterminati oltre 8.000 musulmani bosniaci, a un basso livello di gravità. “Molto peggio – aveva aggiunto Milanović – fu l'olocausto, ossia ricordiamo noi, lo sterminio di un numero tra 15 e 17 milioni soprattutto di Ebrei, commesso dai nazisti tedeschi nel corso della Seconda guerra mondiale, precisamente dal 1943 al 1945. Se quello di Srebrenica viene definito genocidio – così Milanović – per l'olocausto o Shoah, bisogna trovare una definizione che ne sottolinei la maggiore gravità e ferocia”. Le sue parole non sono state gradite tra i Musulmani bosniaci. Il presidente del Consiglio della Minoranza nazionale bosgnacca in Croazia, Armin Hodžić, lo ha accusato di aver oltrepassato il confine di civiltà che invece avrebbe dovuto rispettare. Accuse simili anche da Šefik Džaferović, della Presidenza della Bosnia ed Erzegovina. Nel corso del suo soggiorno a Lissa, Milanović ha risposto che le parole di Hodžić a lui sconosciuto, non rappresentano la posizione ufficiale della minoranza bosgnacca in Croazia. “Qualche etnobusinessman – così il presidente croato - ora ha colto la palla al balzo per mettersi in mostra”. A proposito delle accuse che gli vengono mosse dalla capitale bosniaca, Milanović ha sottolineato che purtroppo non esiste la Sarajevo ufficiale. “Io vorrei che esistesse – così il presidente croato – ma esiste solo una parte su tre, che le rimanenti due non appoggiano”.
Valmer Cusma