Mentre non si è del lutto calmato il polverone sulla recente celebrazione dell'operazione militare Lampo, in cui il capo dello stato aveva espressamente condannato l'iconografia ustascia tornata in auge da qualche anno a questa parte, stamane Zoran Milanović ha chiaramente espresso il suo dissenso per la celebrazione del 30 maggio quale Giornata dello stato. Alla commemorazione di stamane al cimitero di Mirogoj a Zagabria ha deposto una corona di fiori in omaggio ai caduti per la patria. Poi se n'è andato, senza presenziare al prosieguo della cerimonia. ''Questa celebrazione'' ha spiegato ai giornalisti '' è una estorsione o imposizione da parte del partito al potere che l'ha trasformata in tribuna elettorale. Il 30 maggio del 1990'' ha ricordato ''venne si costitutuito il Sabor dopo le elezioni pluripartitiche, ma eravamo ancora sotto la Jugoslavia''.
Evidentemente Milanović non ha gradito che l'attuale maggioranza parlamentare, dopo quasi vent'anni in cui la Giornata dello stato si celebrava il 25 giugno, anniversario dell'indipendenza, l'abbia nuovamente fissata al 30 maggio. Milanović non ha nemmeno deposto la corona di fiori sulla tomba del primo presidente croato Franjo Tudjman. Il premier Andrej Plenković e il presidente uscente del Sabor Gordan Jandroković hanno dichiarato che nell'odierna ricorrenza non vogliono far polemiche. Dal canto suo il veterano dell'HDZ Vladimir Šeks come reazione ha proposto l'avvio della procedura di revoca del mandato a Milanović. ''Lo faccia pure'', questa la risposta di Milanović e poi la stoccata finale: "Chissà, forse qualcuno aprirà le indagini per i crimini di guerra commessi a Osijek", alludendo alle presunte responsabilità dello stesso Šeks.
Valmer Cusma
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