“Il governo sta cercando di riparare ai danni causati dalle dichiarazioni di Milanović”. Così, in un intervento alla Tv nazionale croata, il capo diplomazia secondo il quale le incaute dichiarazioni del presidente avrebbero compromesso la delicata situazione e arrecato danno ai 98 ultrà che si trovano in stato di fermo ad Atene, dopo l’uccisione del giovane tifoso greco. Le parole di Milanović sulle “violenze subite in carcere dagli arrestati e sul trattamento pari a criminali di guerra” hanno, infatti, provocato forti critiche in Grecia. “Si tratta di un’interferenza nel lavoro della magistratura e dell’attività giudiziaria”, ha scritto la stampa ellenica che si è impegnata comunque a riportare pure le dichiarazioni, più pacate, del premier Plenković che sul caso, in sintesi, ha confermato la serietà delle imputazioni. Rammaricato per la morte del giovane egli ha comunque ricordato come 100 persone non possono essere ritenute responsabili dell’omicidio. “Abbiamo una ricca tradizione nel rispetto dei diritti umani e gli organi giudiziari del paese applicano le leggi nazionali stabilite nel quadro normativo dell’Unione europea”, la risposta arrivata da Atene dove il Ministero degli esteri croato - a sentire il ministro Grlić Radman - avrebbe rafforzato la presenza consolare per far fronte all’emergenza ultrà. Egli ha rassicurato le famiglie, che nei giorni scorsi hanno richiesto maggior tutela e protezione per i loro figli in stato di fermo. “Alle autorità greche abbiamo chiesto garanzie per la loro sicurezza; ora, la nostra costante presenza rafforzerà la convinzione che non sono stati abbandonati e che il governo croato si preoccupa per i propri cittadini”, ha concluso Grlić Radman. (lpa)
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