Pochi, pochissimi, negli ultimi settant'anni, da quando è pervenuto alla biblioteca di Capodistria, a metà Novecento, l'hanno preso in mano: un prezioso codice cinquecentesco contenente carte catastali dell'antico monastero benedettino di San Nicolò d'Oltra, l'odierna Ancarano.
Anche per la difficoltà di decifrarne la scrittura gotica libraria, spiega Peter Štoka, dirigente del reparto Storia patria e beni librari, che ne ha ora curato una prima, parziale trascrizione, accolta nel nuovo volume della collana "Bibliotheca iustinopolitana".
Pagine (in larga parte in latino, in piccola misura in italiano) di grande interesse per la storia, non solo agraria, del territorio; documenti che coprono un lungo arco temporale, ad iniziare dal 1072, data di fondazione del monastero e fino al 1570, quando si conclude il lavoro del copista - padre Nicolò da Firenze - che ha esemplato la raccolta, e un'area che dai Monti di Muggia, passando attraverso il circondario di Capodistria, arriva fino a Pirano. Tanto erano infatti estese le proprietà "extra monasterii" dei benedettini di San Nicolò, terreni coltivati a vigna e oliveto.
Carte in grado di fornire testimonianze preziose anche per quanto riguarda la disciplina del diritto fondiardio e la relativa terminologia, gli enti catastali, i decreti del magistero ecclesiastico e i privilegi imperiali, e non ultimo la toponomastica, come fa ancora notare Peter Štoka. Che del "Catastico de' scritture" (come titola il volume in italiano) si è proposto di giungere a una "editio princeps" completa, coinvolgendo un gruppo di studiosi. E "ciò nell'ambito del progetto Colloquia Divina, dedicato allo studio della nuova latinità. Certo nel caso del "Catastico" non si può parlare di una grande opera, ma resta comunque un documento del territorio. Alcuni esperti filologi affronteranno dunque la trascrizione, io stesso darò un contributo, e in questo modo contiamo di portare a termine il lavoro entro un anno".