Oltre 400 pagine, corredate da molte illustrazioni, un taglio indisciplinare che ne fa un'opera importante non solo per gli specialisti ma in generale per quanti siano interessati ad approfondire la storia della città e del suo territorio in età veneta.
Così è stato presentato il volume "Gli statuti del Comune di Capodistria" scritto a quattro mani dagli storici Darko Darovec e Darja Mihelič, uno studio rigoroso (in lingua slovena) sul più antico statuto cittadino che ci sia pervenuto, risalente al 1423 e oggi conservato all'Archivio di Stato di Venezia. Un documento, rimasto in vigore con varie integrazioni fino alla caduta della Serenissima, che rappresenta una fonte preziosa della storia giuridica e non solo di Capodistria, ne dice il professor Darovec, direttore dell'Istituto di ricerche Irris:
"Quello che emerge è tutta la complessità di un Comune medievale, con le abitudini, le leggi che governavano la città, le funzioni, l'amministrazione: una sorta di filo rosso per raggiungere altri documenti importanti sia per lo studio degli statuti che della società medievale".
Uno dei molti aspetti del libro sottolineati nel corso della presentazione che si è tenuta al Palazzo Pretorio è il rilievo dato dai due autori al retroterra. Il distretto capodistriano era piuttosto esteso e di grande importanza per la vita della città. I villaggi slavi godevano di un'autonomia notevole. Il volume, che propone anche alcuni dati poco noti, rappresenta in questo senso un contributo importante, commenta Salvator Žitko, presidente della Società storica del Litorale.
Uscito nelle edizioni Annales, il libro di Darovec e Mihelič segue a distanza di poco più di un anno la pubblicazione in facsimile del manoscritto del 1423 voluta dal Comune di Capodistria nella ricorrenza dei 600 anni dello statuto. Stamane a portare il saluto della municipalità è intervenuto il vicesindaco Mario Steffè, per il quale è grazie a lavori come quello dei due studiosi che possiamo continuare a guardare al passato "per meglio comprendere il nostro cammino verso il futuro".
