Per chi si occupa di studiare il passato le carte conservate negli archivi sono vive, vivissime: basta saperle leggere. Dušan Mlacović, storico medievista, e Renata Novak Klemenčič, storica dell'arte, lavorano al Centro internazionale di studi storici comparativi dell'Università di Lubiana e fanno parte di un team di studiosi che sta scandagliando tra Venezia e Capodistria le testimonianze documentarie utili a ricostruire il volto dell'antica Platea communis capodistriana prima delle sue trasformazioni quattro-cinquecentesche, quando la città diventa il centro principale dell'intera Istria veneta: le trasformazioni, per intenderci, che ci hanno consegnato la piazza del Duomo su per giù come la vediamo oggi, con il suo bellissimo scenario tipicamente veneziano, in stile gotico-rinascimentale.
Esito delle ricerche dei due studiosi è anche la mostra "L'archivio e la piazza", allestita da alcune settimane nella Loggia vecchia di Palazzo Pretorio, nell'ambito delle manifestazioni di Capodistria 1500: un'esposizione che trova il suo naturale prolungamento nella piazza stessa, per un confronto tra le sue forme attuali e quelle suggerite dai documenti. L'idea, precisamente, della visita guidata che gli stessi Mlacović e Novak hanno curato oggi pomeriggio per un nutrito gruppo di appassionati e anche di tanti studenti dell'Università di Lubiana, che hanno potuto conoscere storia e curiosità dell'odierna piazza Tito. Chi l'avrebbe detto, per esempio, che la pavimentazione non fosse in pietra ma in cotto? Eppure un documento dell'Antico archivio municipale di Capodistria datato 1506 ricorda l'acquisto di mattonelle, 700 grandi e 2350 piccole, per pavimentare la piazza e l'area sotto l'arco del nuovo portale: quello che dà accesso al Palazzo della Foresteria, con lo stemma del podestà Pietro Loredan, eretto sempre nel 1506.
È degno di nota il fatto che presentazione della mostra e visita guidata della piazza si siano svolte in sloveno e in italiano.