Un omaggio all'Istria e alle sue tradizioni, nel segno di una collaborazione "senza confini": ecco la mostra sul patrimonio culturale immateriale regionale prodotta dal Museo etnografico di Pisino, che Palazzo Belgramoni-Tacco accoglie fino al prossimo 12 giugno. Dai canti "al sottile e grosso" degli istro-croati alle bitinade rovignesi, dalla giostra dell'anello di Barbana alle parlate istrorumene, dai metodi di pesca tradizionale fino al gioco delle piastrelle, dalla dieta mediterranea agli "zuccherancici" (gustosi biscotti da inzuppo tipici di Pisino), sono quasi una trentina le pratiche iscritte nel registro nazionale croato e nella lista mondiale dell'Unesco relative alla cultura immateriale della penisola istriana che l'esposizione, articolata in una serie di pannelli e accompagnata da un video, invita a conoscere.
Il Museo regionale di Capodistria integra la rassegna con alcuni elementi che riflettono l'identità di quest'altra parte della regione, e che le comunità locali si tramandano di generazione in generazione: due dei quali, i dialetti istroveneti e l'arte dei muretti a secco (dal 2018 Patrimonio Unesco), sono comuni al territorio della Repubblica di Croazia. Ma il visitatore potrà anche trovare notizie sulle tecniche tradizionali di produzione del sale o sul gioco del pandolo.
Il Museo etnografico dell'Istria, che ha sede nel Castello di Pisino, si occupa attivamente della salvaguardia del patrimonio culturale immateriale regionale, e lo fa anche attraverso un proprio centro dedicato, sito a Pedena e fondato nel 2011. "Salvaguardare la cultura immateriale dell'Istria", spiega Duga Mavrinac, curatrice al Museo etnografico, "significa non solo conservare ciò che fa parte di usi e credenze, le danze e i canti e così via, ma dare un supporto e creare un rapporto continuo con la comunità, portatrice di questa cultura. Non significa conservare il patrimonio immateriale in modo rigido e statico, ma mantenerlo vivo".
Quello che emerge in mostra è anche la pluralità di culture e di lingue dell'Istria. "Direi che la mostra testimonia la pluralità e la complessità dell'intera penisola istriana, sia della parte slovena che di quella croata. Ci sono dei fenomeni, come per esempio il dialetto istrioto, che si mantengono in piccole unità e località; e altri che fanno parte di zone geografiche molto più ampie, del Mediterraneo".