La mostra racconta la storia di passaggi invisibili che lasciano però tracce visibili. Oggetti che fanno parte della nostra quotidianità, della vita, del nostro mondo. "Il Giardino degli (In)visibili", questo il nome della rassegna, espone alcuni degli oggetti abbandonati dai migranti ai confini con la Croazia, la Slovenia e l'Italia, raccolti da professori e studenti dell'Università del Litorale e dell'Università di Trieste.
"Con gli studenti abbiamo percorso le frontiere e abbiamo trovato questi oggetti che ora esponiamo in questa mostra - ci spiega Katja Hrobat Virloget. Ma perchè il titolo 'Nel Giardino degli (In)visibili'? le chiediamo. "Perchè mostra uno spazio che è nostro, dove passano i migranti, lasciano le loro cose, però noi non li vediamo, non li vogliamo vedere e loro restano appunto 'invisibili' perchè ci è scomodo vederli. Questa mostra non ha tanto testo, è più concepita come uno shock emotivo. Quando i visitatori vedono gli oggetti - tra cui anche giocattoli - si rendono conto che non sono poi questi criminali come ci insegnano i media che passano". Dopo Capodistria, a maggio la mostra sarà a Trieste per proseguire poi per Ginevra.
Franco de Stefani