Non è stata un’edizione come le altre quella del 2023 del Premio giornalistico internazionale intitolato a Marco Luchetta, giornalista Rai morto, accanto ad Alessandro "Saša" Ota e Dario D'Angelo, nel 1994 a Mostar, mentre stava realizzando con i colleghi un servizio sui bambini nella guerra della ex Jugoslavia.
Si tratta della ventesima edizione, e cade fra l’altro a poco più di due mesi dal trentesimo anniversario del giorno in cui una bomba di mortaio, lanciata durante un cessate il fuoco, colpì i colleghi della Rai (una ricorrenza che sarà ricordata proprio a Trieste il 28 gennaio un’iniziativa dedicata al tema della sicurezza dei giornalisti che lavorano in zone di guerra o comunque a rischio), ma soprattutto cade in una fase in cui nuovi conflitti mettono a rischio la vita di migliaia di bambini, oltre che di tutta la popolazione civile.
Come ha detto Daniela Luchetta, moglie di Marco e presidentessa della Fondazione che da anni si occupa di assistere i bambini vittime delle guerre, “è ancor più importante oggi, in una situazione in cui i conflitti si moltiplicano ed è sempre più difficile capire cosa è vero e cosa no, valorizzare il buon giornalismo”.
“Il rischio in questo momento – ha aggiunto Vittorio di Trapani Presidente della Federazione nazionale della Stampa – è quello della disumanizzazione dell’informazione, di raccontare numeri, dimenticando che dietro ci sono persone, sentimenti, emozioni”. "Per questo – ha aggiunto - dobbiamo essere grati a chi, a rischio della propria vita, ci racconta le storie di chi vive in una zona di guerra”. I cronisti morti nella striscia di Gaza sono già 40, colleghi che hanno dato la vita per raccontare storie ed emozioni di persone, stando sempre, “come deve fare un buon giornalista, dalla parte dei deboli e della verità”.
Di Trapani, richiamando la platea alla stretta attualità, ha anche fatto un appello contro la cultura patriarcale che, ha detto, “continua a provocare vittime, con 105 donne uccise in Italia solo nel 2023”.
Ed emozione, e anche a tratti commozione, hanno suscitato i servizi realizzati dai vincitori del premio Luchetta 2023 nella cinque categorie.
Per la categoria Tv News è stato premiato il servizio “La vita che nasce sotto terra”, di Vincenzo Frenda, giornalista del Tg2, che ha raccontato la vita nel reparto maternità dell'ospedale di Zythomyr in Ucraina, spostato nel sottosuolo, dove i bambini vengono al mondo fra esplosioni e black-out.
Celine Martelet, di Middle East Eyes, ha vinto il premio nella categoria Stampa internazionale, con il servizio “Syria: Abandoned by their countries, children of Islamic State women educated in prison”, che racconta la vita delle donne detenute in una prigione del nord-est della Siria assieme ai loro figli.
Marco Gualazzini di InsideOver, ha vinto nella categoria Fotografia, con “Fame di sanzioni - e questo sarà il nostro Afghanistan” che ritrae Shazia Saydi, madre di sette figli che non riesce a garantire le cure necessarie alla figlia di sette anni.
Un documentario sugli effetti dei social e di internet sui bambini, “La scatola Nera”, realizzato da Sabrina Carreras, Lisa Iotti, Irene Sicurella e Antonella Bottini di Presa Diretta di Rai3, ha invece vinto la categoria Reportage, mentre “L’Argentina ti cerca”, resoconto dell'ostinazione delle madri dei desaparecidos, che non hanno smesso di cercare i nipoti scomparsi, realizzato da Elena Basso di Repubblica, ha vinto il premio per la Stampa italiana.
Alessandro Martegani