Una minaccia per l’ecosistema dell’Adriatico, ma anche un alimento sempre più richiesto e ambito in Italia.
È il granchio blu, specie aliena per il mar Adriatico, probabilmente arrivato tramite le acque di zavorra delle navi, che si sta moltiplicando apparentemente senza controllo, con danni a colture ittiche storiche per la costa adriatica, come quelle dei molluschi e delle anguille.
Per far fronte all’invasione di questo animale, che è molto aggressivo e vorace, si stanno studiando delle contromisure, ma c’è stata anche una campagna per lanciarlo come alimento, che per ora ha funzionato: il granchio blu, che ha un sapore simile a quello dell’astice, è sempre più presente nei mercati e sulle tavole di case e ristoranti, ed è anche sempre più apprezzato, tanto da far lievitare il prezzo, che è raddoppiato nelle ultime settimane, giungendo fino a 15 euro al chilo.
Probabilmente però l’inserimento nei menù degli italiani non basterà a fermare la forza distruttiva del granchio blu, soprannominato anche “cinghiale di mare” dai pescatori: le sue chele sono in grado anche di tagliare le reti e a predare i pesci all'interno. Il governo ha stanziato 2,9 milioni di euro per combattere l'invasione, che ha messo in crisi i produttori di cozze, vongole e ostriche.
Il crostaceo starebbe risalendo anche i fiumi: la sua presenza è stata segnalata nel Po, alla confluenza con il Mincio, in piena pianura Padana, con il rischio che riesca ad arrivare al Lago di Garda, anche se ci sono dubbi sul fatto che possa adattarsi all’acqua dolce.
Gli stessi problemi potrebbe avere anche una seconda specie aliena di granchio blu, originaria del Mar Rosso e dell’Oceano Indiano occidentale apparsa nell’Adriatico, anche in questo caso portata dalle navi. Secondo gli studiosi del Cnr però, non ci sarà una seconda invasione, perché “il Nord Adriatico non è ancora un ecosistema ospitale per questa specie”.

Alessandro Martegani