Fra poco più di una settimana gli otto milioni di studenti italiani ricominceranno a varcare la soglia delle rispettive scuole. La ripresa delle lezioni è infatti prevista da 5 al 16 settembre, e non saranno poche le novità che bambini e ragazzi si troveranno ad affrontare.
Il ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara sembra infatti essere stato piuttosto prolifico nel corso dell’estate e, dopo aver anticipato ad agosto, a lezioni finite, gli esami per recuperare i debiti formativi (quelli che una volta si chiamavano “esami a settembre”), ha diffuso circolari che riguardano altri aspetti della vita scolastica della penisola.
La novità che in questi giorni ha fatto più discutere riguarda l’educazione civica, materia sostanzialmente virtuale per decenni, ma che negli ultimi anni ha riacquistato importanza, con l’obiettivo di formare i cittadini del futuro, ma che, secondo il ministro, fra le altre cose dovrebbe insegnare anche “l’educazione finanziaria e assicurativa, al risparmio e alla pianificazione previdenziale”, l’educazione stradale, progetti per l’ambiente e l’affettività, “la cultura d’impresa”, e l’importanza “dell’appartenenza alla comunità nazionale definita Patria”, anche attraverso “la valorizzazione dei territori e la conoscenza delle culture locali”. Si dovrebbe insegnare cosa vuol dire far parte di una nazione, godere dei diritti che questa condizione comporta, assolverne i doveri per il bene di tutti, ma anche valorizzare la storia del paese e della sua costituzione.
Il concetto di patria, che per decenni era stato messo in ombra nel paese, era in realtà stato ripreso già in passato (ad esempio dal presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, che aveva nuovamente sdoganato il termine), ma quello prefigurato nella circolare del Ministro sembra un concetto vago, e con qualche rifermento alle realtà locali che molti hanno immediatamente interpretano come una rielaborazione leghista, e che ha già provocato delle levate di scudi da parte di sindacati e professori.
L’educazione civica però non è che una delle iniziative del Ministro in vista del nuovo anno scolastico: gli studenti (ma questo avveniva in parte anche lo scorso anno) e in particolare i maturandi potranno presentare all'esame il “Capolavoro”, la cosa che considerano la loro opera migliore, anche e soprattutto al di fuori del percorso scolastico.
Accanto alla didattica non mancano nuove regole e divieti: quello più evidente riguarda gli smartphone che, nonostante siano diventati uno strumento di didattica e anche quasi l’unico canale di comunicazione fra scuola e studenti e famiglie, con la possibilità di utilizzare il registro elettronico per conoscere voti, assenze e anche programmi e compiti assegnati, non potranno più essere utilizzati in classe da quattro milioni e mezzo di alunni del primo ciclo, dalla scuola dell'infanzia fino alla terza media. Il divieto non si applica a tablet o computer, che potranno essere utilizzati per fini didattici sotto la guida dei docenti.
Un’altra decisione che ha fatto discutere, sia perché rappresenta un passo indietro, sia per le motivazioni che stanno alla base, è quella di reintrodurre l'uso del diario cartaceo tradizionale, che per Valditara è necessario per riabituare gli studenti al rapporto con la scrittura manuale e con la carta. Rimane da vedere se e come sarà gestito l’uso del diario cartaceo con la presenza del registro elettronico, diventato ormai uno strumento di uso comune per docenti, famiglie e studenti.
Tra le altre riforme in cantiere c’è anche il voto di condotta, con la relativa bocciatura se va sotto il 6, i giudizi sintetici nella scuola primaria e le lezioni extra di italiano per gli alunni stranieri con scarse competenze linguistiche.
Alessandro Martegani