C’è chi li considera una sorta di anticipazione o indicazione per gli Oscar, ma di fatto i Golden Globes hanno assunto un ruolo sempre più autonomo nel panorama dei premi cinematografici, anche grazie all’attenzione alle produzioni internazionali e alle serie TV e streaming.
Quest’anno a trionfare all'82esima edizione dei Golden Globe, condotta al Beverly Hilton di Los Angeles dalla comica Nikki Glaser, è stato il film “Emilia Perez” di Jacques Audiard, un film musicale già premiato a Cannes e trasmesso da Netflix, ambientato in Messico fra i cartelli della droga, che aveva ottenuto dieci nomination e ha vinto nelle categorie per il miglior film commedia o musicale e miglior film straniero, ma anche per la miglior canzone originale, “El Mal”, e per la miglior attrice non protagonista con Zoe Saldaña. Nella stessa categoria era candidata anche Isabella Rossellini, per “Conclave”, a cui però è andato un riconoscimento da parte della stessa Zoe Saldaña.
Niente da fare per l’italiano 'Vermiglio' di Maura Delpero, ambientato in Italia alla fine della Seconda guerra mondiale, che però guarda all’Oscar.
È stata anche la serata del grande ritorno di Demi Moore, premiata come miglior attrice in un film commedia o musicale per il body horror “The Substance”. “Trent'anni fa un produttore mi ha detto che ero un'attrice da popcorn" ha detto Demi Moore in lacrime nel ricevere il Golden Globe. “All’epoca ho pensato di non poter ambire alla vittoria di un premio, di poter fare solo film di successo e incassare un sacco di soldi senza mai essere premiata per il mio lavoro. Così mi sono rassegnata, ho pensato che la mia carriera fosse finita. Poi è arrivata tra le mie mani questa sceneggiatura audace e fuori dagli schermi: l’universo mi stava dicendo ‘tu non hai finito’”.
Tre premi sono andati a “The Brutalist”, storia un architetto sopravvissuto all'Olocausto che cerca di ricostruire la sua vita negli Stati Uniti, che ha vinto la statuetta per il miglior film drammatico, miglior regista a Brady Corbert e miglior attore protagonista drammatico ad Adrien Brody. Il suo grande concorrente, il thriller papale "Conclave", che narra lotte di potere in Vaticano durante l'elezione di un nuovo Papa, ha vinto il premio per la migliore sceneggiatura.
Il premio come miglior attore è andato a Sebastian Stan, per il film commedia o musicale “A Different Man”, in cui interpreta un aspirante attore affetto da neurofibromatosi. “La nostra ignoranza, il nostro disagio e i nostri pregiudizi nei confronti della disabilità devono finire” ha detto Stan ritirando il premio, “dobbiamo normalizzarla e incoraggiare l'accettazione, e un modo in cui possiamo farlo è continuare a sostenere storie inclusive”.
Fernanda Torres ha poi vinto il premio come miglior attrice drammatica per “Io sono ancora qui” di Walter Salles, battendo attrici come Angelina Jolie candidata per “Maria”, e Nicole Kidman per “Babygirl”, Tilda Swinton per “La stanza accanto”, e Pamela Anderson per “The Last Showgirl” e Kate Winslet per “Lee”.
Unico premio per l’Italia è andato a “Challengers” di Luca Guadagnino per la miglior colonna sonora.
Il colossal di Natale “Wicked” con protagoniste Ariana Grande e Cynthia Erivo è stato premiato per il miglior risultato al cinema e al box office.
Tra le serie tv, “Shogun” ha dominato vincendo quattro statuette: miglior serie drammatica, miglior attore protagonista a Hiroyuki Sanada, miglior attrice protagonista a Anna Sawai e miglior attore non protagonista a Tadanobu Asano.
Tra i vincitori anche Jodie Foster per “True Detective: Night Country” e Colin Farrell per “The Penguin”.
Alessandro Martegani