Foto: EPA
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Le forze armate israeliane hanno affermato che la chiusura della sede di Al Jazeera a Ramallah per 45 giorni è stata disposta perché il canale televisivo qatariota promuove il terrorismo e sostiene attività terroristiche, e perché le sue trasmissioni minacciano la sicurezza e l'ordine pubblico sia in Cisgiordania che in Israele. Al Jazeera ha quindi definito le accuse infondate e "un insulto alla libertà di stampa e ai principi del giornalismo. Lo scopo di queste misure repressive", ha spiegato, "è chiaramente quello di impedire al mondo di vedere la reale situazione nei territori occupati, nella guerra in corso a Gaza e le conseguenze devastanti per i civili innocenti".
Intanto nell'arco della settimana Israele ha inferto una serie di colpi a Hezbollah, ha detto il primo ministro, Benjamin Netanyahu, alla luce dell'intensificarsi degli scontri tra l'esercito israeliano e il movimento sciita filoiraniano. "Se Hezbollah non ha capito il messaggio", ha aggiunto, "vi prometto che lo capirà". Secondo Netanyahu, nessun paese può tollerare attacchi contro i propri cittadini e neanche Israele li tollererà.
Pure il ministro della Difesa, Yoav Gallant, ritiene che Hezbollah abbia avvertito la forza militare di Israele: "Le attività continueranno finché non raggiungeremo un punto in cui potremo garantire il ritorno sicuro dei residenti delle comunità del nord di Israele alle loro case", ha affermato, sottolineando che Israele farà uso di tutti i mezzi necessari per raggiungere questo obiettivo.
Il presidente israeliano, Isaac Herzog, al contempo, nel corso di un'intervista a Sky News, ha respinto categoricamente ogni legame di Tel Aviv con le esplosioni degli apparecchi di comunicazione in Libano. Parlando invece dell'attacco di luglio contro Majdal Shams, sul Golan, in cui morirono almeno 12 persone, tra cui dei bambini, Herzog ha sottolineato che Israele "ha il diritto di difendersi".