Foto: Warner Bros.
Foto: Warner Bros.

Propaganda LGBT, scarsa moralità, ma anche rivendicazioni territoriali. Sono le motivazioni che hanno portato alcuni paesi a vietare la proiezione del film “Barbie”, campione d’incassi dell’estate in tutto il mondo.
Il film, interpretato, fra gli altri, dagli attori Margot Robbie e Ryan Gosling, immagina che la celebre bambola, riesca a passare nel mondo reale confrontandosi con la società attuale e la propria identità.
Un film leggero, con qualche spunto sulla condizione e sui diritti della donna, ma in cui alcuni governi hanno letto reconditi, ma anche improbabili messaggi politico culturali.
L’ultimo paese e vietarne la proiezione è stata l’Algeria, nazione nordafricana a maggioranza musulmana, che ha bloccato il film tre settimane dopo la sua uscita: per il governo di Algeri Barbie, che ha fatto il tutto esaurito finché è andato nelle sale, promuoverebbe l'omosessualità e non rispetterebbe le credenze religiose e culturali del Paese.
Anche il Kuwait però la scorsa settimana ha vietato Barbie per proteggere "l'etica pubblica", mentre in Libano le proiezioni sono state bloccate con l’accusa di "promuovere l'omosessualità".

Foto: Blitz film
Foto: Blitz film

A dire la verità nel film (che ha incassato oltre un miliardo di dollari in tutto il mondo e che viene fra l’altro proiettato regolarmente in altri paesi conservatori a maggioranza islamica, come l'Arabia Saudita), il tema LGBT non viene praticamente toccato, e l’impressione è che si tratti di questioni strumentali di politica interna, per favorire la battaglia di governi di destra a maggioria musulmana contro i diritti della comunità LGBT. Le forze islamiste e conservatrici avrebbe quindi ingaggiato delle guerre culturali per dimostrare il proprio potere e consenso sul territorio.
Il ministro della Cultura libanese Mohammad Mortada aveva ad esempio chiesto di vietare" Barbie poiché la pellicola promuoverebbe “l'omosessualità e la transessualità” e sosterrebbe “il rifiuto della tutela di un padre, minando e mettendo in ridicolo il ruolo della madre e la necessità del matrimonio e di avere una famiglia".
Le battaglie religioso-culturali su film molto popolari non sono nuove neppure in Italia del resto: nel 2016 Kung Panda tre fu accusato dagli ultracattolici di “favorire la cultura gender”, e le critiche della destra cattolica non hanno risparmiato neppure Peppa Pig, accusata recentemente di fare propaganda gay.
Non è solo il tema LGBT però a determinare le censure sul film Barbie: in Vietnam, ad esempio, Barbie è stato bloccato per la presenza nelle immagini di una mappa che mostra una contestata rivendicazione territoriale cinese nel Mar Cinese Meridionale, e le Filippine, che hanno a loro volta delle rivendicazioni sul territorio, hanno chiesto che la mappa venisse nascosta.

Alessandro Martegani