Muhammad A. Aziz e Khalil Islam sono stati scagionati, a 55 anni dalla loro condanna. I due erano stati incolpati insieme ad un terzo individuo di aver ucciso durante un comizio tenutosi il 21 febbraio 1965 Malcolm X, attivista per i diritti umani e uno dei leader più influenti della lotta degli afroamericani nella storia degli Stati Uniti.
Un caso considerato chiuso ormai da decenni, ma che è stato riaperto dopo la pubblicazione di un documentario su Netflix e di una nuova biografia su Malcolm X dove vengono espressi dubbi sul reale coinvolgimento di Aziz e Islam nell’accaduto.
Un’indagine non semplice per il procuratore distrettuale di Manhattan poichè molte delle persone coinvolte sono morte da tempo e una parte consistente delle prove non risultavano più disponibili; ma che grazie alla collaborazione dei pubblici ministeri dell’epoca e delle forze dell’ordine (FBI e dipartimento di polizia di New York) ha portato al ritrovamento delle prove chiave, insabbiate all’epoca, che hanno sancito l’assoluzione dei due condannati.
Aziz, che oggi ha 83 anni, è uscito di prigione nel 1985. Islam, che era stato rilasciato nel 1987, ed è morto nel 2009. I due hanno trascorso 21 anni in carcere, alcuni dei quali in isolamento e nelle peggiori strutture di massima sicurezza di New York. Una vita distrutta per entrambi, visto che dopo il rilascio i due hanno continuato ad essere considerati gli assassini di Malcolm X, con gravi problemi di reinserimento nella società. Il procuratore distrettuale di Manhattan si è, quindi, scusato con loro e con le loro famiglie, dicendo che in ogni caso "non hanno ottenuto la giustizia che meritavano".
Una storia che getta una luce fosca sulla giustizia americana e soprattutto sulle forze dell’ordine, anche se anche oggi non si sa ancora chi ha ucciso realmente Malcolm X e non esiste alcuna conferma su un coinvolgimento o complotto di polizia o governo nell’omicidio. Resta il fatto che nonostante le minacce di morte ricevute da X nelle settimane precedenti, la polizia e il governo non fecero nulla per evitare che venisse ucciso.
Barbara Costamagna