"Per il momento, riguardo a Svezia e Finlandia, seguiamo gli sviluppi, ma non con un'opinione positiva". Con queste parole, pronunciate durante un'intervista venerdì 13 maggio, il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha commentato negativamente gli sforzi di Stoccolma ed Helsinki di entrare a passo accelerato nella Nato.
La Turchia accusa i paesi scandinavi, ed in particolare la Svezia, dove risiede una nutrita comunità di emigranti turchi, di ospitare gruppi estremisti curdi, ma anche di dare asilo a sostenitori di Fehtullah Gülen, il leader religioso - residente negli Stati Uniti - accusato dalle autorità di Ankara di essere la mente dietro il fallito golpe anti-Erdoğan del luglio 2016.
Lo stesso Erdoğan ha espresso la necessità di "evitare nuovi errori" facendo riferimento all'ammissione nella Nato della Grecia, paese con cui la Turchia ha mantenuto nei decenni rapporti estremamente tesi, nonostante entrambi siano membri a pieno titolo dell'Alleanza atlantica.
Rappresentanti e diplimatici degli Stati Uniti, paese leader della Nato, guidano ora lo sforzo di "chiarire la posizione della Turchia" sull'inclusione di Helsinki e Stoccolma, come dichiarato stamattina dal portavoce della Casa bianca Jen Psaki.
Svezia e Finlandia, dopo aver praticato a lungo la strada della neutralità, hanno deciso rapidamente di bussare alle porte dell'Alleanza atlantica dopo l'invasione dell'Ucraina ordinata lo scorso 24 febbraio dal presidente russo Vladimir Putin.
Perché nuovi paesi siano ammessi nella Nato, però c'è bisogno del consenso unanime di tutti i paesi membri.
Francesco Martino
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