Con l'approvazione ad ampia maggioranza delle due risoluzioni, la comunità internazionale ha ribadito il proprio impegno a favore della pace e della solidarietà nei confronti della popolazione palestinese. Il voto a favore rappresenta una chiara condanna delle sistematiche violazioni dei diritti umani perpetrate nella Striscia di Gaza e un pressante appello affinché si intensifichino gli sforzi per porre fine alle ostilità. In particolare, la prima risoluzione, incentrata sul sostegno all'Agenzia ONU per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi, sottolinea l’importanza di garantire la continuità dei servizi essenziali, mentre la seconda esprime profonda preoccupazione per la grave crisi umanitaria che attanaglia la Striscia di Gaza e sollecita un immediato cessate il fuoco. Di fronte all’aggravarsi di una situazione ormai senza precedenti, le Nazioni Unite hanno lanciato un nuovo grido d’allarme, sollecitando un ingente contributo finanziario pari a 4 miliardi di dollari nel 2025 per far fronte alle crescenti necessità di oltre 3 milioni di palestinesi. L'Organizzazione ha inoltre espresso profonda preoccupazione per il significativo incremento degli atti di violenza in Cisgiordania, preannunciando un'ulteriore intensificazione del conflitto se non si interverrà tempestivamente. In parallelo, i relatori speciali del Consiglio dei diritti umani hanno puntato il dito contro i principali fornitori di armamenti ad Israele, in particolare Germania e Stati Uniti, evidenziando come il costante afflusso di armamenti in tale regione alimenti la spirale di violenza e gravi violazioni dei diritti umani. Il relatore speciale Ben Saul ha esplicitamente affermato che una drastica riduzione o addirittura la cessazione delle forniture di armi potrebbe contribuire e a creare le condizioni necessarie per una soluzione pacifica e duratura. Posizioni analoghe sono state espresse anche da Francesca Albanese, la quale ha esortato invece i Paesi a imporre un embargo sulle forniture di armi allo Stato ebraico.
Alessia Mitar