Il voto in Parlamento ha ufficializzato la nascita della Grande Coalizione che mette insieme otto formazioni di tutti gli schieramenti. Finisce quindi l'era Netanyahu; l'ex primo ministro passa così all'opposizione. Congratulazioni sono arrivate sia dal presidente statunitense Joe Biden, che dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Entrambi non vedono l'ora di rafforzare la partnership con Israele. Migliaia di persone sono intanto scese in piazza Rabin per festeggiare il nuovo governo.
Con una debole maggioranza di 60 voti contro 59, la Knesset, il parlamento israeliano, ha accordato la fiducia al nuovo governo che per i primi due anni sarà guidato dal leader di Yamina, Naftali Bennett. La nuova formazione governativa, messa insieme da Yair Lapid e Naftali Bennett, è costituito da una coalizione di otto partiti che vanno dall'estrema destra all'estrema sinistra, compreso un partito della minoranza araba. Questo entra nella storia in quanto primo partito della minoranza arabo-israeliana - circa il 20% della popolazione - che va al governo. Una coalizione composta quindi da schieramenti di diverso orientamento ideologico, il cui apparente unico intento comune è stato quello di defenestrare l'ex premier Benyamin Netanyahu. Nel suo discorso inaugurale, Bennett ha promesso che sarà lui a mettere fine a un terribile periodo di odio tra il popolo di Israele. Il nuovo premier ha inoltre reso omaggio al suo ex alleato e mentore politico Netanyahu, ringraziandolo per i servizi resi al Paese. Ha rinunciato invece a parlare Yair Lapid, il leader centrista che secondo i patti raccoglierà il testimone a fine agosto 2023. La nuova formazione di governo ha ricevuto anche l'approvazione del presidente americano Joe Biden. "Israele - fa sapere la Casa Bianca - non ha amico migliore degli Stati Uniti. Il legame che unisce la nostra gente è la prova dei nostri valori condivisi e di decenni di cooperazione". Per il Paese si apre dunque una nuova pagina con una coalizione che si è detta pronta a tracciare un corso diverso, volto a sanare le divisioni dello Stato ebraico.


Maja Novak


Foto: Reuters
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