Il ministro degli esteri cinese, Wang Yi, è volato in Russia per presentare a Putin "il suo apprezzamento per la riconferma della volontà di Mosca di risolvere la questione dell'Ucraina attraverso il dialogo e il negoziato", sotto forma di un piano di pace in 12 punti. Ma se il capo della diplomazia del Partito comunista cinese utilizza toni misurati, poche ore prima al Luzhniki, lo stesso stadio che solo 5 anni fa ospitò la finale dei mondiali di calcio che si svolsero in Russia, Putin aveva dichiarato che "è in corso una battaglia ai nostri confini storici per la nostra gente", non esattamente un segnale di pacificazione.
Wang Yi ha fatto il suo gioco e sottolineato che le relazioni bilaterali "hanno una solida base politica, economica e di civiltà", nel mezzo della "multipolarizzazione del mondo e della democratizzazione delle relazioni internazionali". Un modo per dire che Pechino e Mosca sono sulla stessa lunghezza d'onda, ma l'obiettivo della Cina rimane quello di far parte del mondo sviluppato e non di rimanere isolata, come sembra invece essere il destino di Mosca. "Salvaguardare gli interessi legittimi dei due Paesi e svolgere un ruolo costruttivo nella promozione della pace e dello sviluppo nel mondo", per dirla con le parole del comunicato cinese.
Il tutto accadeva mentre il presidente americano, Joe Biden, durante un incontro a Varsavia con i paesi del fianco est della Nato, aveva sottolineato l'importanza di rimanere uniti e la sacralità dell'articolo 5 del Trattato, secondo cui un attacco armato contro uno stato membro sarà considerato un attacco contro tutti. Un muro contro muro che sembra diventare sempre più duro, invece di ammorbidirsi.
L'ultimo appello in ordine di tempo per porre un freno alla guerra arriva dall'Organizzazione mondiale della Sanità, che tramite il responsabile del Programma emergenze sanitarie, Mike Ryan, ha definito reale il problema di un'escalation nucleare. La preoccupazione è per la possibilità di incidenti, piuttosto che per l'utilizzo di armi nucleari, ha detto Ryan, per poi fare appello affinché "le centrali nucleari continuino a essere gestite con la massima attenzione e molto coraggio".
Valerio Fabbri
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