Le elezioni in territorio georgiano si sono trasformate in un nuovo e acceso teatro di confronto tra la Federazione Russa e le potenze occidentali. Il Cremlino, attraverso le dichiarazioni del suo portavoce Dmitry Peskov, ha respinto con forza le accuse europee di interferenza negli affari interni della Georgia, invertendo a sua volta l'accusa e imputando alle nazioni occidentali l'esercizio di pressioni indebite su Tbilisi. Tale situazione si inserisce in un contesto di crescenti tensioni geopolitiche che vedono le due parti contrapposte in una perenne "competizione" per l'influenza nella regione caucasica. La Russia, pur smentendo categoricamente qualsiasi coinvolgimento nelle vicende interne georgiane, ha sottolineato come l'Europa stia attivamente cercando di condizionare le scelte politiche della Georgia, in aperta violazione dei principi di non interferenza negli affari interni sovrani. Il voto si presenta dunque come un cruciale punto di svolta per il futuro del Paese, chiamato a scegliere tra due visioni diametralmente opposte. Da un lato, il partito di governo, Sogno georgiano, legato da storici rapporti con la Russia, dipinge il voto come una scelta tra la pace e il rischio di un conflitto, accusando l'opposizione di voler trascinare il Paese nel vortice della guerra in Ucraina. Dall'altro lato, gli avversari filoeuropei presentano le elezioni come una sfida tra l'integrazione UE e l'influenza russa, denunciando le politiche dell'attuale maggioranza come sempre più allineate con gli interessi del Cremlino e lesive dei diritti fondamentali dei cittadini e delle minoranze.
Alessia Mitar