La scadenza di oggi potrebbe essere solo l’inizio della tempesta finanziaria perfetta che potrebbe portare la Russia a un nuovo default, vale a dire la dichiarazione di non poter onorare il proprio debito, dopo quello già avvenuto nel 1998.
Oggi per Mosca scade il pagamento di cedole per un valore di 117 milioni di dollari su due titoli di stato emessi in dollari, una cifra non rilevante per uno stato come la Russia, una scadenza tranquilla, in condizioni normali, ma la guerra in Ucraina e le successive sanzioni hanno complicato, e di molto, le cose.
In seguito all’attacco di Mosca, gli stati occidentali hanno bloccato, fra le altre cose, anche 630 miliardi di riserve della Banca centrale russa attualmente collocati negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Francia, in Germania e in altri paesi e, sebbene Mosca disponga di riserve in yuan cinesi e in oro, il congelamento di circa il 45 delle riserve finanziarie nazionali ha messo il paese in grave difficoltà.
Nonostante i titoli siano quotati in dollari, con un atto unilaterale Mosca ha comunicato che le banche incaricate dei pagamenti riceveranno accrediti in yuan e, qualora si rifiutassero di accettare la valuta cinese, riceverebbero pagamenti in rubli, moneta che però al momento è un grado sopra la carta straccia nei mercati internazionali
Le agenzie e di rating hanno già declassato il paese, chiarendo che se le cedole fossero pagate in rubli, per la Russia scatterebbe il default sovrano, che viene dichiarato dopo i 30 giorni dal mancato pagamento. L’ipotesi di default ormai non viene esclusa neanche dal Fondo monetario internazionale.
Tutto questo in una situazione economica molto difficile le dopo l’isolamento finanziario della Russia: la Banca centrale russa non può effettuare operazioni finanziarie di alcun genere sui mercati occidentali, non può vendere titoli, né oro né qualsiasi valuta, tranne quella cinese, la borsa russa è chiusa dal 25 febbraio, e ci sono altre scadenze pesanti all’orizzonte Mosca a breve deve far fronte ad altre obbligazioni emesse dalla Federazione russa, e ci sono anche scadenze sul debito privato di colossi come Gazprom, Rosneft, Lukoil e Sberbank.
Si stima che il mancato pagamento degli interessi, o il pagamento in rubli, potrebbe scatenare una serie d’insolvenze su un debito valutato circa 150 miliardi di dollari, un’eventualità considerata dalle agenzie di rating, che hanno già declassato debito russo definendo il paese ad alto rischio di default. Una tempesta finanziaria che rischia fra l’altro di non rimanere isolata alla Russia, ma di avere anche una sorta di effetto domino sui fondi occidentali e asiatici che hanno gestito in titoli russi.
Alessandro Martegani