“Il Giappone si trova in questo momento in un cosiddetto stato di emergenza, anche se non hanno adottato sino ad ora nessun lockdown generale visto che l’emergenza viene gestita solo a livello regionale. Per il momento le misure sono state rafforzate in alcune aree più colpite sino al 31 maggio, proprio in vista della data dell’inizio delle Olimpiadi e quindi si sta cercando di far rientrare quella che i giapponesi considerano la quarta ondata”, ci ha raccontato la prof. Silvia Zanlorenzi esperta di Giappone.
Il paese resta, quindi, con il fiato sospeso in attesa di vedere il decorso della pandemia che potrebbe inficiare il lavoro fatto per garantire lo svolgimento di questa manifestazione internaizonale, già rimandata lo scorso anno. “Il Giappone è in via di preparazione ormai da anni”, ci spiega la Zanlorenzi aggiungendo che “già nel 2013 si era iniziato a pensare a cambiamenti da apportare in vista delle Olimpiadi, in modo da rendere soprattutto Tokyo più appetibile ai turisti, sulla cui presenza si puntava molto. Ora nessuno nega che non si faranno, ma si vive giorno per giorno in attesa di vedere se effettivamente ci saranno le condizioni per attuarle”.
L’epidemia per ora è in pieno corso, con sempre più regioni che vengono dichiarate in emergenza e con i numeri dei contagi e dei ricoveri in terapia intensiva che in continua crescita, anche perché le vaccinazioni vanno a rilento e inoltre le misure adottate continuano ad essere meno restrittive di quelle che siamo abituati in occidente, visto che i giapponesi puntano molto sul senso di responsabilità dei singoli, ci ha spiegato la prof. Zanlorenzi. D’altronde bisogna anche tener conto che la popolazione è già abituata a seguire tutta una serie di norme igienico-sanitarie che per noi sono una novità e che invece nel paese del Sol Levante erano già molto diffuse anche prima della pandemia, come l’utilizzo delle mascherine e l’igiene delle mani. Questo, però, a quanto pare non basta con questa quarta ondata che potrebbe far definitivamente sfumare questa edizione delle Olimpiadi, che alla fine molti giapponesi sembrano non volere neanche più.
Barbara Costamagna