I progressi sono stati lenti anche prima della pandemia, ma l'anno 2020 è stato estremamente difficile per molti: altre 119 fino a 124 milioni di persone sono state infatti spinte nella povertà, sono stati persi 255 milioni di posti di lavoro ed è aumentato di 49 milioni il bilancio di coloro che giornalmente soffrono la fame. La pandemia ha aggravato ulteriormente le disuguaglianze all'interno e tra i paesi. La vaccinazione con il siero anti-Covid è, ad esempio, molto più diffusa in Europa e Nord America, rispetto all'Africa subsahariana, mentre il crollo del turismo internazionale ha colpito in modo sproporzionato sia i piccoli stati insulari che quelli in via di sviluppo. L'epidemia non è servita nemmeno a rallentare la crisi climatica: le concentrazioni dei principali gas serra hanno continuato ad aumentare, mentre la temperatura media globale è stata di circa 1,2°C al di sopra dei livelli preindustriali, pericolosamente vicina al limite di 1,5°C stabilito dagli Accordi di Parigi. Pertanto, secondo le Nazioni Unite, i prossimi 18 mesi saranno cruciali negli sforzi globali per invertire l'impatto della pandemia e promuovere le azioni necessarie a raggiungere gli obiettivi chiave di sviluppo sostenibile, volti a stimolare la crescita economica, il benessere sociale nonché proteggere l'ambiente. Affinché questi vengano raggiunti, le città, le aziende e l'industria devono intraprendere percorsi di sviluppo a basse emissioni, resilienti e inclusivi che permettano di conservare le risorse naturali, creare nuovi posti di lavoro e promuovere la parità di genere.
Maja Novak