Il destino di Bakhmut sembra avere un valore più simbolico e politico che non strategico. La difesa ucraina controlla ancora i quartieri occidentali della città, ma è stata sottoposta a fuoco di artiglieria russa particolarmente intenso nelle ultime 48 ore, confermando il miglioramento della collaborazione tra il ministero della Difesa russo e il battaglione Wagner nella città della regione di Donetsk, al centro di feroci combattimenti da mesi. Le dichiarazioni coraggiose del comando ucraino non arrestano l'avanzata dei russi che, nonostante ingenti perdite, non si fermano e vogliono ancora raggiungere l'obiettivo di prendere il controllo della città.
Per sostenere gli sforzi bellici il Consiglio Ue ha adottato un pacchetto di aiuti del valore di 1 miliardo di euro destinati alle forze armate ucraine. La misura in realtà consentirà all'Unione di rimborsare gli Stati membri per le munizioni donate all'Ucraina dalle scorte esistenti o provenienti dal riorientamento degli ordini esistenti, una soluzione per provare a sanare alcune crepe che il premier ungherese Viktor Orban ha espresso in modo plastico: "L'Ucraina non esiste dal punto di vista economico, gli europei pagano le pensioni e gli stipendi mantenendo l'amministrazione statale e l'assistenza sanitaria, una situaizone che non può essere mantenuta a lungo termine", ha detto Orban. Implacabile anche i dati pubblicati oggi dall'Ufficio statistico nazionale: meno 29,1% del Pil ucraino nel 2022 rispetto all'anno precedente.
Come se non bastasse, a complicare il quadro sono arrivate anche le parole del vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitrij Medvedev, che ha lanciato un durissimo attacco al governo polacco. Il premier di Varsavia, Mateusz Morawiecki, aveva detto di non essere preoccupato per una eventuale guerra della Nato contro la Russia. "La Polonia sarebbe destinata a scomparire insieme al suo stupido primo ministro", ha tuonato Medvedev sul proprio profilo Twitter. L'esito della battaglia di Bakhmut potrebbe segnare un passaggio chiave in questa fase del conflitto.
Valerio Fabbri