Non sembrano esserci ancora spiragli per una reale trattativa fra Ucraina e Russia: mentre proseguono i combattimenti e i bombardamenti russi, la difficoltà del dialogo fra le parti è testimoniata da una parte dalla decisione di rinviare l'evacuazione della città di Mariupol a causa, hanno fatto saper le autorità municipali, delle ripetute violazioni della tregua e del corridoio umanitario da parte dei russi, dall'altra dai contrasti fra le delegazioni incaricate di portare avanti i colloqui di pace: i servizi segreti ucraini avrebbero addirittura ucciso un componente della squadra negoziale ucraina durante un tentativo di arresto, con l'accusa di tradimento e il sospetto che stesse divulgando informazioni alla Russia.
Quella che si sta combattendo, oltre che una guerra sul campo, è anche una guerra d'informazione, che Mosca ha deciso di allargare anche al proprio territorio, bloccando o mettendo sotto controllo pressoché tutte le fonti d'informazione. Bloccato anche l'accesso ai social e ai siti di informazione. Vari media occidentali hanno lasciato Mosca, fra questi Bloomberg, Abc e Cbs.
In questo quadro si moltiplicano gli scambi di accuse fra la Russia, il governo Ucraino e i paesi della Nato: il ministro degli esteri russo Serghei Lavrov ha accusato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky di “provocare il conflitto contro la Russia con la partecipazione della Nato”, sostenendo anche che lungo i corridoi umanitari “non si sarebbe presentato nessuno”. Dei corridoi umanitari si occuperà anche una riunione del Consiglio di sicurezza ONU convocato per lunedì.
Non vanno meglio i rapporti fra la leadership ucraina e la Nato, che ha rigettato l'idea d'istituire una no- fly zone su paese per non esser coinvolta direttamente nel conflitto. Il presidente ucraino Zelensky insiste invece affinché la Nato crei una no-fly zone, accusando l'Occidente di essere “responsabile delle morti provocate dagli scontri e dai bombardamenti”. Al quartier generale Nato di Bruxelles però i ministri degli Esteri dell'Alleanza hanno confermato di non voler non entrare nel conflitto, parlando però di pericoli anche per Bosnia, Moldavia e Georgia.
Le forze russe intanto si stanno avvicinando a Kiev e sono vicine anche alla seconda maggiore centrale nucleare dell'Ucraina.
Alessandro Martegani