Foto: Reuters
Foto: Reuters

Arizona, Georgia, Michigan, Nevada, Carolina del Nord, Pennsylvania e Wisconsin. Ruota intorno a questi 7 stati gran parte del voto di martedì prossimo, il primo passo per un cambio di inquilino alla Casa Bianca che durerà almeno un paio di mesi. Il collegio elettorale, infatti, composto dai delegati votati la notte del 5 novembre si riunirà a metà dicembre per votare ufficialmente il Presidente ed il Vice Presidente. L'inaugurazione avverrà poi il 20 gennaio. Il candidato che punta alla Casa Bianca deve ottenere almeno 270 dei 538 voti dei grandi elettori, e questi 7 stati "ballerini" ne mettono in palio 93. Né Trump né Harris devono vincerli tutti per diventare presidente, ma se uno dei due non ne vince nessuno ha matematicamente perso. I sondaggi al momento parlano di un testa a testa serrato. Nelle rilevazioni medie nazionali il candidato repubblicano ha rosicchiato punti decisivi ed è in vantaggio in cinque dei sette Stati in bilico. Ma per gli analisti è impossibile definire un netto favorito
Se l'opinione pubblica americana sembra spaccata a metà nella scelta del prossimo inquilino della Casa Bianca, eventi senza precedenti investono il mondo della stampa. È notizia di questi giorni la spinta a ritroso del Washington Post, celebre per aver fatto emergere lo scandalo Watergate, che rinuncia a sostenere un candidato in favore di una neutralità che appare strana ai lettori abituali della testata, tanto che in poche ore ci sono state migliaia di disdette. Il mondo della carta stampata però non è che un tassello del rumore assordante della campagna mediatica a mezzo social, o degli endorsement, ovvero delle prese di posizioni di celebrità a favore di uno dei due candidati.
Con ogni probabilità però bisognerà aspettare qualche giorno per sapere il nome del vincitore. Alcuni stati, fra essi la Pennsylvania che porta in dote 19 voti elettorali ed è considerato uno Stato fondamentale perché un candidato possa vincere, non permettono il conteggio del voto per corrispondenza prima che sia completato quello alle urne. Finora poco meno della metà dei voti sono giunti per posta. Sarà quindi un finale avvolgente quello delle elezioni americane, proprio come nei film.

Valerio Fabbri