Foto: EPA
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Il repubblicano Kevin McCarthy, di cui il partito ha la maggioranza alla Camera degli Stati Uniti, non ha ottenuto la maggioranza per essere eletto speaker. È stato bocciato a tre votazioni, prima volta da cento anni che un candidato speaker non passa al primo turno. Il deputato californiano alla prima votazione ha ottenuto solo 203 voti, facendosi superare dal candidato democratico Hakim Jeffries che ne ha avuti 212. McCarthy aveva bisogno di almeno 218 voti, che sarebbe riuscito ad ottenere se il suo partito lo avesse sostenuto in modo compatto; invece, dieci voti sono andati a favore del repubblicano Andy Biggs, e altri nove deputati hanno disperso il loro voto su altri candidati.

Nella seconda votazione ha nuovamente ottenuto lo stesso risultato, mentre nella terza ha perso un ulteriore voto fermandosi a quota 202. I ribelli repubblicani sono diventati venti e hanno dato la loro preferenza a Jim Jordan, mentre il leader della minoranza democratica ha avuto l’appoggio da tutti i deputati del suo partito. “Resteremo qui fino a che non vinceremo, non ci sono in gioco interessi personali, qui c’è l’interesse del Paese” ha commentato McCarthy sottolineando che i numeri “alla fine cambieranno”. Nonostante il partito repubblicano abbia ottenuto la maggioranza alla Camera, il suo successo è stato decisamente inferiore alle previsioni, e l’umiliazione del deputato McCarthy enfatizza lo scontro in atto fra l’ala trumpiana e quella più moderata del partito.

Ma non è la prima volta che si va incontro a una situazione del genere. Come ha ricordato il Washington post, nel 1923 ci vollero nove votazioni nell’arco di due giorni per eleggere lo speaker della Camera. L’allora candidato era il repubblicano Frederick Gillet, che al nono tentativo ottenne solo 215 voti favorevoli, il risultato più basso della storia.

B.Ž.