Mentre sul campo le forze ucraine rivendicano progressi, con avanzate verso Bakhmut e consolidamenti delle posizioni su altri fronti, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è giunto a Istanbul con una delegazione del governo di Kiev per incontrare il presidente turco Recep Tayyip Erdogan.
Erdogan aveva già mediato lo scorso anno fra Kiev e Mosca, riuscendo a far siglare l'accordo che ha permesso lo sblocco delle esportazioni di grano dai porti ucraini, e l’incontro è seguito con attenzione sia dalla Nato sia dal Cremlino, che nelle ultime ore non ha escluso un incontro fra lo stesso Erdogan e il presidente russo Vladimir Putin.
A Kiev, intanto, il governo sembra prepararsi a ulteriori offensive piuttosto che a dei colloqui di pace: Zelensky ha parlato di possibili forniture di armi a lungo raggio, anche se tutto, ha detto, “dipende esclusivamente” da una decisione di Washington, con cui l’Ucraina ha avviato un confronto. “Senza armi a lungo raggio – ha dichiarato Zelensky - è difficile non solo condurre una missione offensiva, ma anche difensiva”.
Ha fatto discutere anche la richiesta di Kiev, riportata dai media americani, di poter disporre di “cluster bomb”, o bombe a grappolo, un tipo di armamento messo al bando da più di 120 paesi, ma non da Russia, Ucraina e Stati Uniti. Ora Kiev ritiene che le cluster bomb sarebbero utili nella controffensiva, per colpire trincee e posizioni fortificate della Russia, opinione che sarebbe in parte condivisa dal Pentagono.
Un appello alla pace è giunto invece dall’Italia: “Vogliamo la pace e continuiamo a lavorare per la pace, e la missione di Zelensky in Turchia è benvenuta”, ha detto il ministro degli esteri Antonio Tajani, ricordando che un accordo sulle rotte di esportazione attraverso il mar Nero è cruciale: “Senza questa rotta di esportazione - ha aggiunto - c'è il rischio di morire di fame per milioni di persone in Africa e quindi di un aumento”.
Alessandro Martegani