Nella polemica sull'accorpamento del Museo dell'Indipendenza della Slovenia - museo ancora in fieri, voluto dal governo Janša - e del Museo nazionale di storia contemporanea, ora fanno sentire la loro voce anche i professionisti del settore. Comunità dei Musei, Associazione museale e ICOM Slovenia contestano l'opportunità di un museo ispirato dalla politica su quel cruciale passaggio nella storia del Paese, poco più di trent'anni fa, e appoggiano la nascita della nuova istituzione culturale decisa dall'attuale esecutivo con decreto dello scorso 19 gennaio.
Dice Franco Juri, direttore del Museo del mare di Pirano: "Penso che quella presa dalle tre massime organizzazioni museali sia una decisione logica, anche in considerazione del fatto che stiamo parlando di un museo che in verità non era tale. Il Museo dell'Indipendenza era nato esclusivamente come progetto politico, ciò che viene anche rimproverato a coloro che hanno 'inventato' questo museo, del tutto schierato con una sola interpretazione in merito ai fatti che hanno portato all'indipendenza slovena."
L'idea di fondere i due musei risulta cosi per Juri "una decisione ovvia, razionale, e soprattutto basata su criteri di etica museologica che vanno riespettati."
Lasciate a noi il lavoro che ci compete, affermano in sintesi le tre principali organizzazioni museali. "Effettivamente. Il messaggio viene lanciato anche al Ministero (della Cultura, ndr). Cioè, il Ministero, in questo modo, si apre per la prima volta a queste associazioni e cerca anche di capirle. È importante, perché nei musei sta avvenendo - o avveniva - un po' quello che avviene anche nel mondo dei media, o in altri settori, che dovrebbero essere sganciati dalla politica quotidiana e dalla politica partitica."