Un momento dei lavori della seduta del Consiglio di Stato (CS) sui terreni agricoli lungo i confini, presieduta da  Branko Tomažič, a destra nella foto, presidente della Commissione competente del CS, e Franc Pukšič, già parlamentare e segretario di Stato del ministero degli Sloveni oltreconfine e nel mondo.Foto: Valerio Fabbri/Radio Capodistria
Un momento dei lavori della seduta del Consiglio di Stato (CS) sui terreni agricoli lungo i confini, presieduta da Branko Tomažič, a destra nella foto, presidente della Commissione competente del CS, e Franc Pukšič, già parlamentare e segretario di Stato del ministero degli Sloveni oltreconfine e nel mondo.Foto: Valerio Fabbri/Radio Capodistria

Terreni agricoli e insediamenti nelle zone di confine rappresentano una priorità strategica per il paese, sia per la sicurezza alimentare che per la tutela e la conservazione del patrimonio culturale sloveno. A parlare così è stato presidente del Consiglio di Stato, Marko Lotrič, il quale nel discorso di apertura della consultazione pubblica ha ricordato i lavori della Commissione parlamentare per l'agricoltura, che ha ripetutamente messo in guardia il legislatore sui rischi di un eccessivo trasferimento della proprietà di terreni agricoli lungo il confine nelle mani di cittadini stranieri. L'importanza strategica, va da sé, è data anche dalla limitata disponibilità, per questo i consiglieri di Stato auspicano un intervento legislativo per cambiare la destinazione d'uso, assicurando agli agricoltori sloveni la proprietà di quei terreni e, allo stesso tempo, l'integrità territoriale del paese. Secondo Branko Tomažič, del Partito popolare sloveno (SLS), la proprietà dovrebbe passare interamente nelle mani del Fondo per le terre agricole e forestali, che a sua volta dovrebbe assicurare un controllo efficace su tutte le procedure di vendita di quei terreni. In base ai dati illustrati dagli esperti dell'Istituto geodetico e cartografico, però, degli oltre 38.000 ettari di terreni agricoli che si trovava in una zona di 10 chilometri lungo il confine, negli ultimi dieci anni quelli finiti ad acquirenti stranieri erano appena 568, una percentuale di poco superiore all'1,5%, dato confermato anche dai soli 55 ettari affittati a cittadini stranieri sui 2451 acquistati dal Fondo fra il 2014 e il 2024. Il vero problema, secondo l'ex vicepremier Marjan Podobnik, è l'eccessiva edificazione su terreni agricoli e, allo stesso tempo, la trascuratezza di alcune aree boscose che non permettono l'espansione di terreni agricoli coltivabili.

Valerio Fabbri

Foto: Valerio Fabbri/Radio Capodistria
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