All’ordine del giorno una serie di provvedimenti considerati, dall’opposizione di centrosinistra, tossici per il paese: riduzione delle imposte, liberalizzazione della legislazione sul gioco d’azzardo, nomina di un contestato giudice alla Corte costituzionale. Alla fine, è passato tutto tranne che la nomina di Rok Svetlič nell'alta corte. Su richiesta dei democratici se ne riparlerà in una delle prossime sedute della camera. Oggi non ci sarebbero stati i numeri per consentire di conferirgli l’incarico.
L’opposizione se ne è andata prima del voto sbattendo la porta. Ostruzione dura, annunciata dai deputati della Sinistra, dei Socialdemocratici, del gruppo misto e dei partiti di Alenka Bratušek e di Marjan Šarec. In teoria avrebbe avuto i numeri per far saltare la seduta, ma non è andata così.
Alla fine, in aula sono rimasti i 46 parlamentari: esattamente quelli che servivano per avere il numero legale e per proseguire con l’approvazione dei documenti all’ordine del giorno. In Slovenia, infatti, le votazioni si fanno in serie al termine delle sedute. A garantire il quorum i deputati dei partiti di governo, insieme a quelli del partito nazionale, i due parlamentari delle comunità nazionali autoctone e un deputato del Desus. Con loro anche il presidente della Camera, Igor Zorčič, membro del gruppo misto, che non se ne è andato come ha fatto il resto del centrosinistra. Su di lui sono immediatamente piovuti gli strali dei suoi alleati, che si sono scatenati anche sui social. Il presidente del parlamento si è limitato a rispondere che lui è meno libero rispetto agli altri deputati dell’opposizione in materia di ostruzione, visto che il suo compito è organizzare il lavoro della Camera.
Zorčič è rimasto presidente del parlamento dopo che aveva abbandonato il Partito del Centro moderno, in rotta con il suo presidente e con il governo. Il centrodestra ha tentato già due volte, senza riuscirci, di defenestrarlo. L’ultima volta era accaduto proprio quando Žorčič, con il suo voto, aveva contribuito alla bocciatura dell'ordine del giorno di una seduta della Camera. Per quella scelta, considerata poco rispettosa della sua funzione, era stato presi di mira dal centrodestra, che però non è riuscito a trovare i numeri per liberarsi di lui.
Stefano Lusa