E' tempo di racconto, ma anche di bilanci quando sulla soglia degli 80 anni decidi di lavorare ancora a un altro libro, l'ennesimo e forse l'ultimo, stando alle sue parole. La forza retorica di Dimitrij Rupel rimane però intatta, la verve narrativa anche, e sui contenuti la capacità di accedervi è infinita, fra socialismo e vita personale. Come ha detto lo stesso autore durante la presentazione organizzata alla Slovenska Matica di Lubiana, una scelta non casuale, il libro è in realtà una sorta di riassunto con spunti che, in precedenza, non aveva potuto mettere per scritto per motivi personali. Un modo per liberarsi di ogni peso e "pulire la scrivania", per utilizzare una sua espressione, prima di diventare un semplice osservatore della vita politica, alla quale pure non risparmia qualche spunto interessante. Gli eventi raccontati nel libro vanno dal dopoguerra alla fine degli anni '80, attraversando quindi il socialismo, la guerra fredda e poi gli sviluppi di una società democratica che, secondo lui, ha vissuto momenti difficili intorno al 2008, anno che secondo lui ha dato poi il via a sentimenti come antisemitismo, russofilia e marxomania che vediamo oggi. Un autore prolifico giunto all'84imo libro che ha detto di volersi rilassare un po', senza per questo sdegnare uno sguardo interessato alla politica slovena, dove non vede alcun fermento particolare, se non l'iniziativa relativamente seria dell'ex deputato dell'SDS Anže Logar, cui augura buona fortuna. Meno conservativa la valutazione sul referendum sul nucleare e sulla visita dell'ultimo minuto del premier Golob a Washington, che ha finalmente rotto una tradizione politica russofila.
Valerio Fabbri