Ha guidato l’assemblea parlamentare slovena al momento del passaggio dal sistema monopartitico a quello pluripartitico. Alcuni anni fa, durante la presentazione di un suo libro aveva puntato il dito contro i mali del paese, spiegando che in Slovenia l’elenco delle priorità è sbagliato visto che oramai prima vengono gli interessi del singolo, poi quelli del partito ed infine quelli dello stato. Per Aurelio Juri, ex vicepresidente dei socialdemocratici se ne è andato un signore della politica nazionale: “Condivideremo 18 anni di attività politica a tempo pieno. Lo conobbi quando occupai il seggio specifico per la comunità italiana nell’ultimo Comitato centrale della Lega dei comuni della Slovenia. Un uomo della vecchia scuola, ma anche fra i primi, assieme a Kučan, a capire e assecondare la svolta democratica. Conseguente, fedele ai principi.”
A lungo a capo del gruppo parlamentare di quelli che oggi sono i socialdemocratici, Juri lo ricorda per il suo ruolo di mediatore ed anche di calmiere delle tensioni e dei dissidi tra lui ed il presidente del partito Borut Pahor. Si andava dai temi legati all’indipendenza, alla politica estera e soprattutto ai rapporti con la Croazia. “Ricordo- precisa Juri - un suo rimprovero nei miei confronti. Una volta mi disse: ‘Aurelio hai ragione, ma non sbatterlo ogni volta in faccia, anche in pubblico, a Pahor, così smantelli la sua credibilità e la sua autorità’. Ciò non fa bene il partito’. È stato indubbiamente un capogruppo che ha saputo sedersi insieme e farci lavorare bene, nonché fonte, anche per tutti noi più giovani, di tanta esperienza e saggezza".
Mancano figure simili nella politica slovena?
“Non ve ne sono. Io direi che ad eccezione di Milan Kučan, che però più di tanto non si fa sentire e di Danilo Türk che fu anch’esso presidente della repubblica, ne vedo poche. Al di là del fatto che abbiamo al momento un governo di centro-sinistra e che prima avevamo quell'autoritario di destra, mi mancano figure come quella di Portč. I nuovi arrivati non hanno la capacità e nemmeno la volontà di ragionare un po' di più sui problemi che stiamo vivendo in questo momento come, ad esempio, sulla grossa questione della guerra in Ucraina”.
Stefano Lusa