Il lungometraggio più votato dal pubblico, a cui va il Premio Trieste, è dunque il film bulgaro »Il padre« di Kristina Grozeva e Petar Valchanov, tragi-commedia postsocialista in cui si parla dell'elaborazione di un lutto attraverso il viaggio assurdo di un padre e di un figlio in crisi di comunicazione. Il »L’euforia dell’esistenza« dell’ungherese Réka Szabó, sulla straordinaria figura di Eva Fahidi, unica della sua famiglia ad aver fatto ritorno dal campo di sterminio di Auschwitz Birkenau. La direttrice di una delle più importanti compagnie di danza contemporanea magiare ha convinto Eva Fahidi, oggi novantenne, a creare una performance teatrale sulla sua vita. Per il cortometraggio in concorso il Premio Fondazione Osiride Brovedani è andato al bielorusso »Lake of happiness« di Aliaksei Paluyan. Il trentenne regista racconta l'infanzia del padre, abbandonato in orfanotrofio dopo la morte della mamma. Sul palco del Rossetti il regista ha confessato di non essere mai riuscito a comprendere come un padre possa abbandonare volutamente un figlio. I film premiati saranno risproposti domani, giornata di chiusura del festival, al Teatro Miela. Tra gli altri riconoscimenti, la giuria del Premio Corso Salani, di cui ricorrono i dieci anni dalla scomparsa, ha scelto il film »La strada per le montagne« della regista milanese Micol Roubini. Il premio InCE-Iniziativa Centro Europea è andato invece allo slovacco Marko Škop per il film »Che sia fatta luce«. A trent'anni dalla riunificazione tedesca da oggi al Teatro Miela un programma di film dedicati a questa sofferta pagina di storia.
Miro Dellore