Il più famoso "palindromo" della letteratura italiana, come Alberto Asor Rosa era stato ribattezzato per quel suo cognome bifronte, critico e saggista di formazione marxista, è stato uno dei grandi studiosi della nostra letteratura e uno dei protagonisti del discorso culturale e politico italiano dell'ultimo mezzo secolo.

Nato a Roma nel 1933, impegnato in politica fin da giovane, nel 1965 aveva pubblicato "Scrittori e popolo", rimasto una pietra miliare della critica letteraria: libro in cui analizzava il rapporto tra intellettuali e potere, un interesse rimasto costante nella sua vita. Per oltre trent'anni docente di Letteratura italiana alla Sapienza, di cui era anche stato studente e dove ora è stata allestita la sua camera ardente, credeva si dovesse studiare la letteratura nel suo complesso. E alla storia letteraria Asor Rosa ha dedicato imprese monumentali, tra cui la grande Letteratura Italiana Einaudi in 20 volumi. Da critico militante, ha collaborato con molti giornali e riviste, mentre il suo impegno più politico è legato alla direzione, fra gli altri, dopo la caduta del Muro, del periodico "Rinascita", il settimanale di partito del Pci, nelle cui liste Asor Rosa era stato eletto deputato nel 1979.

Degli anni Settanta è anche una sua Storia della letteratura italiana per le scuole superiori che aveva avuto successo ma ha anche fatto discutere per le scelte e il taglio.

"Rigoroso, lucido", così alla sua morte, avvenuta ieri a Roma, lo hanno ricordato amici e anche avversari con cui ha discusso e duellato per decenni.